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L’erede di Bernini: ‘Un colpo al cuore, sono dei vandali vergognosi’

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“Vedendo in tv le immagini della fontana della ‘Barcaccia’, irrimediabilmente rovinata dagli irresponsabili ‘tifosi’ della squadra di calcio olandese del Feyenoord, ho provato un grandissimo dolore, misto ad una profonda rabbia.”
Questa dichiarazione dà voce ai sentimenti di tanti romani, e italiani, ma proviene anche da chi ha visto vandalizzata una ‘cosa di famiglia’: Fabiano Forti Bernini, insieme a suo fratello Alessandro e a sua sorella Guendalina – ma c’è anche suo figlio dodicenne che, non a caso, si chiama Gian Lorenzo -, rappresenta la discendenza dei due grandi scultori, Pietro Bernini e il suo più famoso figlio Gian Lorenzo, che, nel ‘600, realizzarono la bella fontana vittima della furia degli scatenati hooligans in guerriglia urbano con la Polizia.

Parla Fabiano Forti Bernini

Forti BerniniLo raggiungiamo al telefono, presso la sede della Banca Patrimoni, Gruppo Banca Sella, trovandolo molto amareggiato: “Realizzata in travertino romano, la fontana fu la prima in assoluto a Roma ad essere concepita come una vera e propria scultura, piuttosto che come una semplice vasca, pur adorna di zampilli.  A Pietro Bernini, apprezzato scultore e architetto-ingegnere proveniente da Sesto Fiorentino, la fama del quale, pur meritata, venne offuscata da quella del figlio Gian Lorenzo, era stata commissionata da Papa Urbano VIII Barberini la costruzione dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine. Un’opera che doveva dotare, insieme con quelli dell’Acqua Paola e dell’Acqua Felice, di una distribuzione idrica efficiente la città di Roma.  La fontana, costruita sotto la Chiesa di Trinità – la scalinata era di là da venire – risolveva anche dei problemi di pressione dell’acquedotto stesso. Pietro pose mano alla vasca-scultura nel 1627 e, alla sua morte, avvenuta il 26 agosto 1629, Gian Lorenzo s’incaricò di terminare il lavoro quello stesso anno. Ma non si trattò, in quel caso, di un figlio praticone, quasi un apprendista che dà qualche ultimo ritocco.”Con ciò, Fabiano Forti Bernini vuole intendere che Gian Lorenzo era già celebre di suo. “Aveva appena 31 anni, ma aveva già conquistato una fama imperitura con alcune statue diventate famosissime: il Davide, il Ratto di Proserpina, l’Apollo e Dafne, tutt’e tre oggi conservate alla Galleria Borghese. Dunque, anche la Barcaccia reca le stigmate del suo genio.

L’origine del nome

” Perché Barcaccia? “E’ per la forma della vasca-scultura: tradizionalmente, la attribuiscono all’ispirazione che Pietro Bernini trasse da una barca fluviale arenatasi in loco dopo la piena del Tevere del 1598, l’anno di nascita di Gian Lorenzo a Napoli, perché la madre, Angelica Galante, era napoletana. Queste barche erano utilizzate per trasportare in particolare botti di vino e dunque avevano una forma speciale: basse ai lati, più alte a poppa e a prua, per facilitarne il carico.”Erano già passati giusto cent’anni prima i Lanzichenecchi del Sacco di Roma quando la Barcaccia assurse a bellezza monumentale della Roma barberiniana.  Oggi, i loro virtuali discendenti si comportano con la stessa noncuranza e distruttività. Dice Fabiano Forti Bernini: “Siamo stati per due giorni in balia dell’ignoranza e dell’inciviltà di cittadini (che fossero tifosi, mi pare una cosa di secondo piano; l’esserlo non li esonera dal senso civico e di educazione necessari nella vita quotidiana) olandesi che hanno scientemente e con sommo disprezzo distrutto una piazza e il suo punto focale, ovvero la Barcaccia, peraltro appena restaurata, con una spesa di quasi 210mila euro. Mi fa ancora più rabbia che questi Paesi nordici nutrono nei confronti di noi mediterranei un radicato pregiudizio, considerandoci meno civili di loro e, invece, si sono comportati, con un drappello non piccolo di loro connazionali, come autentici vandali.

barcacciaDifficile il risarcimento

Non sono mai stato in Olanda, pur avendo visitato tanti Paesi nel mondo, ma immagino che mai i suoi abitanti avrebbero agito così a casa loro.”Sembra che sarà difficile che l’Italia riesca a farsi risarcire i danni: “Temo che il nostro Paese, ormai – afferma sconsolatamente l’erede del Bernini – sia noto nel mondo per la diffusa impunità persino di soggetti sorpresi in flagranza di reato. Forse, per sovvertire questa nostra fama lassista, sarebbe il caso di fare la voce grossa e di chiedere i danni non solo materiali (anche se sembra che quello alla Barcaccia sia irreparabile) sia morali. Personalmente, punterei i piedi e convocherei l’Ambasciatore olandese a Palazzo Chigi, affidando in più le nostre vibrate proteste all’ambasciatore italiano a L’Aja, affinchè le esprima al governo olandese, presieduto da Mark Rutte.  Io, personalmente, non avrei scarcerato i vandali finché non avessimo ricevuto ampie assicurazioni di risarcimento del danno subito. Il nostro sistema di sicurezza, comunque – conclude Fabiano Forti Bernini – non ha dato un bel segnale; e ciò preoccupa, soprattutto in relazione allo stato di massima allerta generato dalle minacce provenienti dal network terroristico legato all’Is.”

 

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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