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Gianni Rodari

Maura Satta Flores, dalla comunicazione all’impegno sociale per Telethon

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Nella vita di tutti i giorni, nell’impegno professionale e solidale, Maura Satta Flores, 34 anni, è assolutamente lo specchio del suo sorriso. Nel campo delle relazioni pubbliche e dei rapporti istituzionali, dove chi possiede empatia naturale ha un vantaggio competitivo, si sviluppa la sua attività, a cui si aggiunge l’impegno di ambasciatrice di Telethon.

Prima di tutto: cosa pensavi per il tuo futuro da ragazza?

All’epoca non avevo le idee troppo chiare, ondeggiavo fra una carriera giuridica, così come si augurava la mia famiglia, e una che soddisfacesse il mio grande amore per le letture: da scrittrice a bibliotecaria o anche libraia. Certo non quello che faccio adesso e che ora amo, ma questo amore l’ho scoperto strada facendo, dalla pratica. Ho capito di avere un’attitudine a quelle che si chiamano ‘soft skills’ (ndr. competenze non riconducibili all’area dei comportamenti organizzativi: ad esempio la leadership, l’efficacia relazionale, il teamwork, il problem solving) e, in particolare, un grande interesse per la politica.

655Come hai cominciato?

Mi sono laureata in Scienze della Comunicazione, perfezionandomi con un corso in Communication and Culture presso l’University California San Diego (Ucsd), a La Jolla. Già dai tempi dell’Università ho ‘esplorato’ il mondo della comunicazione, coordinando l’Osservatorio ‘Sguardo Giovane’, della Commissione sull’assetto radio-televisivo del Ministero delle Comunicazioni, e mi sono dedicata a blog e social network quando erano un’assoluta novità in Italia.  Mi sono anche dedicata al marketing politico come consulente in consultazioni elettorali sia politiche sia amministrative, ho scritto su varie riviste e lavorato nel settore degli uffici stampa. Il lavoro ‘vero’, quello inquadrabile secondo i canoni correnti è venuto nel 2005, con Claudio Velardi. Finita quell’esperienza andai a lavorare in Reti SpA, occupandomi di Relazioni Esterne. Una grande palestra: occuparsi di public affairs.

Poi ci fu l’esperienza di VeDrò?

Sì in quegli anni ho cominciato a frequentare VeDrò, il think tank fondato da Enrico Letta (o think net, come lo chiamavano noi), entrando prima nel board e poi diventando vicepresidente. Sono stata davvero orgogliosa, nonostante l’esperienza si sia conclusa nel 2013, di aver partecipato a questa Associazione che riusciva a mettere insieme persone di estrazione politica trasversale, senza presupposti ideologici, che si riunivano mettendo a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per un interesse collettivo, con un obiettivo e un metodo comuni.  L’obiettivo era quello di generare una classe dirigente innovativa e di presentare idee e proposte in grado di cambiare il Paese; il metodo applicato era quello dialogico, consentendo a parti, fino a quel momento molto distanti, di dialogare e di trovare un punto d’accordo su alcune questioni, alla luce del bene del Paese.

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Se c’è una cosa però che si capisce di te, è che sei una donna determinata e intraprendente.

Dopo aver lasciato Reti SpA nel 2010 ed essermi dedicata a VeDrò, nel 2011 sono entrata in Vodafone, presso la Direzione degli Affari Pubblici e Legali, occupandomi dei rapporti istituzionali con Parlamento, Governo ed enti locali. Rappresentavo gli interessi dell’Azienda ai decisori politici, sviluppando progetti e iniziative che fossero di supporto per far loro comprendere le politiche d’innovazione di Vodafone, mostrando l’impatto del loro intervento normativo e regolamentare. Una svolta importante nella mia vita, poi, è stata rappresentata dalla maternità.

In che senso?

Ho cambiato città e lavoro, sono approdata a Milano, dopo aver sempre calcato il palcoscenico romano ed aver avuto l’interessante esperienza, collegata al mio lavoro nell’ambito politico-istituzionale, di essere stata l’unica osservatrice straniera nel quartier generale della grandiosa campagna elettorale di Barack Obama per la prima sfida presidenziale, nel 2008, la più grande che si sia avuta mai nella storia. Nella nuova esperienza ‘milanese’ la mia nuova sfida è gestire un ruolo più ampio dei precedenti in Bip – Business Integration Partners, la più grande multinazionale italiana nel settore della consulenza direzionale. Un’azienda che nel 2003 contava meno di 100 persone e oggi quasi mille dipendenti dall’età media di 32 anni, con quartier generale a Milano e sedi in Spagna, Uk, Tunisia, Malesia e Brasile; in vista ci sono ottime prospettive di ulteriori ampliamenti, in virtù di un piano d’internazionalizzazione recentemente sostenuto dall’ingresso di un fondo.

Ma insieme a tutto questo c’è anche un risvolto umano e sociale importante: il ruolo di ambasciatrice di Telethon.

TelethonSì, è un ruolo che mi esalta perché grazie a Telethon ho scoperto un mondo che sa coniugare eccellenza e trasparenza. Molte delle conquiste nel settore della ricerca realizzate grazie a Telethon sono poco note al grande pubblico e, invece, devono essere motivo d’orgoglio per il nostro Paese. Rese possibili da donazioni non solo in termini di denaro, ma anche di tempo da parte dei volontari che vi partecipano.

Di cosa di occupi per Telethon?

Il mio contributo è quello di diffondere e testimoniare i risultati raggiunti nel campo delle ricerche sulle malattie rare, quelle dette anche malattie neglette, sulle quali mancano i finanziamenti pubblici per la ricerca, giacché si tratta di patologie di cui sono affetti in pochissimi, e, spesso non c’è neanche una diagnosi. Telethon corrisponde, invece, al grande imperativo morale secondo il quale ogni bambino malato ha diritto ad essere curato. E lo fa con successo: non è possibile non entusiasmarsi di fronte agli strepitosi risultati raggiunti nella cura della fibrosi cistica e di altre malattie finora considerate misteriose e incurabili.

Una collaborazione che ti entusiasma…

Assolutamente, come il messaggio di speranza che Telethon trasmette a quelle famiglie con bimbi malati e che, spesso, si sono sentite sole e abbandonate in quella grande battaglia per la vita dei loro figli. I bimbi stanno male tutti i giorni dell’anno e, quindi è importante il ruolo di coinvolgimento svolto da media, volontari e ambasciatori per catalizzare l’attenzione (e le donazioni) di tutti, tutti i giorni. Per questo metto a disposizione quello che ho imparato nel mio lavoro, sperando di dare un contributo concreto a questa grande realtà.

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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