"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Mohammed Fairouz, l’aedo arabo-americano

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Mohammed Fairouz

La parola è un potente strumento che può cambiare il mondo. La sua magia si esprime attraverso la poesia e la sua forza diventa dirompente quando a sospingerla è il suono. Un mix che spalanca le porte alle emozioni e avvicina gli uomini. La via che alimenta il dialogo e conduce alla pace. Mohammed Fairouz, giovane star americana di origini mediorientali, vuole utilizzare il suo talento proprio a questo scopo mescolando versi e musica islamica con versi e musica occidentale. E’ nato così il suo nuovo album “Follow, poet”, ispirato a due giganti della letteratura del 20° secolo W.H. Auden e Seamus Heaney e prodotto dalla Deutsche Grammophon Gesellschaft, la casa discografica fondata nel 1898 da Emile Berliner, inventore del grammofono, e da allora divenuta punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere classico con la sua squadra di artisti doc, i più importanti sulla scena internazionale.
Fairouz dice che per fare la guerra a qualcuno, bisogna deumanizzarlo e che non si può deumanizzare un popolo se si ama la sua musica e la sua poesia. Grande ammiratore di John Kennedy, che cita mescolandolo ai grandi poeti, Fairouz dedica uno dei pezzi dell’album a “Sadat”, ripercorrendone la vita, dalla sua missione di pace a Gerusalemme al suo assassinio. Conquistato durante una visita a Karachi dalla maqam, il sistema melodico tradizionale arabo, e dalle performance spirituali sindi, Fairouz sente come una insopprimibile necessità l’impulso alla contaminazione nell’arte. Per lui è fondamentale essere un’entità cosmopolita in un mondo interconnesso.
Dopo “Follow, poet” e Locales”,  musical dedicato a cinque città diversissime tra loro, Beirut, Abu Dhabi, Londra, Parigi, New York, il giovane compositore arabo-americano ha cominciato a lavorare ad altre due opere, una delle quali dedicata all’ex premier pachistano Benazir Bhutto, che vuole essere una riflessione sul fascino dei leader morti tragicamente.
L’artista, che ha condannato con forza il massacro dei vignettisti di Charlie Hebdo, puniti per aver messo in ridicolo il profeta Maometto, sostiene comunque che non ci dovrebbe essere competizione tra culture diverse nell’offendersi a vicenda. La letteratura è una forma di arte fondamentale nella cultura araba, ma non sembra eesserlo più negli Stati Uniti, dove le parole sono a buon mercato. E’ vero, dice Farouz, le parole possono valere poco, possono essere vuote. Ma è anche vero che possono fermare gli eserciti e impedire la morte di milioni di persone.

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