Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Non fu Lincoln a scrivere la celebre lettera a Lydia BIXBY

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Gentile Signora,

Mi è stato mostrato negli archivi del Dipartimento di Guerra un rapporto dell’Aiutante Maggiore del Massachusetts secondo cui siete la madre di cinque figli che sono morti gloriosamente sul campo di battaglia. So quanto debole e inutile possa essere qualunque mia parola che tenti di distrarvi dall’afflizione di una perdita così opprimente, ma non posso trattenermi dall’offrire a voi la consolazione che si può trovare dalla gratitudine della Repubblica per la cui salvezza essi sono morti. Prego che il nostro Padre Celeste possa mitigare l’angoscia del vostro cordoglio, e vi lasci solo il ricordo meraviglioso degli amati defunti, e la solenne fierezza che vi deriva dall’avere deposto un così costoso sacrificio sull’altare della libertà.

Con grande deferenza e rispetto

A. Lincoln

E’ il celeberrimo messaggio che il sedicesimo presidente degli Stati Uniti inviò il  21 novembre 1864 a Lydia Bixby, madre di cinque figli,  tutti caduti durante la guerra di secessione americana. Parole toccanti, prive di retorica, che suonano sincere e arrivano al cuore al punto da essere entrate di diritto nella storia della comunicazione e del cinema. Le usò, citando il suo illustre predecessore, George Bush durante la cerimonia del decimo anniversario degli attentati dell’11 settembre, suscitando immensa commozione. Ma ad esse, soprattutto, si ispirò  il grande regista Steven Spielberg per il suo film “Salvate il soldato Ryan” (Saving Private Ryan 1998), con cui si aggiudicò il suo secondo Oscar. Ma è  proprio Lincoln l’autore quella missiva? A sciogliere quest’interrogativo dopo oltre 150 anni di dubbi e congetture è stato un gruppo di esperti dell’ Aston University’s Centre for Forensic Linguistics, di cui fa parte anche un giovane docente italiano, il professor Andrea Nini dell’ Università di Manchester. No, non fu il presidente a scrivere la leggendaria lettera, ma il suo segretario John Hay. A questa conclusione, ha spiegato il ricercatore, si è arrivati grazie all’analisi, fatta al computer, delle sequenze linguistiche di numerosi scritti di Lincoln e del suo assistente. Una nuova, rivoluzionaria tecnica che consente di enucleare il “dna” di un testo, anche breve, come in questo caso,  e arrivare ad accertarne la paternità. Il prossimo caso? Il professor Nini è già a lavoro, ci svela,  sulle lettere di …Jack lo Squartatore.

 

 

 

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