Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Pompei: la caduta, l’ascesa, la ricaduta

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pompeiIl famoso tesoro archeologico sta cadendo in scandaloso declino, mentre la sua sorella Ercolano sta risorgendo dalle proprie ceneri. Ma non tutto è perduto, viene in soccorso il Grande Progetto Pompei. Via dell’Abbondanza è la principale arteria della Pompei del primo secolo, si snoda tra case in pietra riccamente decorate con mosaici ed affreschi interni, ed uno pseudo snack bar di duemila anni, la Termopili, dove gli operai del tempo consumavano il loro spuntino di formaggio e miele. Improvvisamente da qui si raggiunge una barriera arancione con su scritto “Vietato L’Ingresso”. Essa segna la fine della strada per i visitatori di questo angolo appartenente alla Roma antica. In fondo alla strada si trova quello che il giornale La Stampa di Torino chiama “vergogna” d’Italia: i resti infranti della Schola Armaturarum Juventus Pompeiani, quartier generale dei gladiatori, con magnifici dipinti raffiguranti una serie di Vittorie Alate – dee che trasportano armi e scudi. Cinque anni fa, dopo alcuni giorni di forti piogge e dopo 2.000 anni, la struttura è crollata. La catastrofe ha rinnovato la preoccupazione per una delle più grandi ed interessanti vestigia del mondo dell’antichità. Da allora questa intera sezione di Pompei è stata chiusa al pubblico, mentre un comitato nominato da un giudice locale ha indagato sulle cause del crollo. Nella Basilica vicina, si erge la corte antica di Pompei ed il centro del commercio, con il suo colonnato di livello inferiore abbastanza intatto. Ma su un paio di sottili colonne corinzie si scorgono macchie nere, segno che l’acqua è entrata ed ha creato muffa. A pochi metri di distanza, al margine meridionale delle rovine, c’è un altro ingresso transennato per un’altra villa trascurata, in latino una domus. Gli affreschi stanno svanendo in una macchia opaca, e una giungla di erba ed erbacce all’altezza del petto soffoca il giardino, sembra una zona di guerra. Dal 1748, quando un team di Ingegneri Reali inviati dal re di Napoli ha iniziato il primo scavo sistematico delle rovine, archeologi, studiosi e semplici turisti hanno affollato le strade di ciottoli di Pompei per osservare le scene di vita quotidiana, rimaste immobili ed immutate da quando l’eruzione del Vesuvio ha soffocato e schiacciato migliaia di anime sfortunate. Dall’anfiteatro dove i gladiatori erano impegnati in combattimenti letali, al bordello decorato con affreschi di coppie in pose erotiche, Pompei offre scorci ineguagliabili di un tempo lontano.

“Molti disastri hanno colpito il mondo, ma pochi hanno portato ai posteri tanta gioia”, scrisse Goethe dopo aver girato Pompei nel 1780. Ciò che rende speciale Pompei è che la sua ricchezza archeologica incoraggia a rianimare questa città. Ma negli ultimi anni Pompei ha subito perdite devastanti, poiché la Schola Armaturarum è crollata nel 2010. Ogni anno, da allora, ci sono stati danni ulteriori. Di recente, nel mese di febbraio, porzioni di un muro del giardino della villa conosciuta come la Casa di Severo sono crollate a cause di piogge molto pesanti. Molte altre abitazioni sono disastri prevedibili, sostenute da puntoni in legno o supporti in acciaio. Le strade chiuse sono state colonizzate da muschio ed erba, arbusti spuntano dalle crepe dei piedistalli di marmo, cani randagi ringhiano a visitatori di passaggio. Un rapporto Unesco del 2011, oltre ai problemi citati, parla di metodi di restauro inadeguati, di una generale mancanza di personale qualificato, e di un sistema di drenaggio inefficiente che degrada sia la condizione strutturale degli edifici che la loro decorazione. Pompei è stata anche afflitta da cattiva gestione e corruzione. Esistono una miriade di progetti di recupero sgraziati che hanno sperperato milioni di euro, ma non sono mai stati completati. Nel 2012, si è scoperto che un fondo di emergenza istituito dal governo italiano nel 2008 per puntellare gli edifici antichi era invece stato speso per contratti di costruzione con costi gonfiati, che riguardavano luci, spogliatoi, un sistema audio al teatro antico di Pompei ed altre opere accessorie. Successivamente si è aperta un’inchiesta che ha portato a vari arresti e sequestri. A causa della importanza storica e del fascino popolare di Pompei, l’incuria ed il degrado in evidenza sono andati oltre il limite. In Italia, abbiamo la più grande collezione di tesori del mondo, ma non sappiamo come gestirli. Da parte sua, l’Unesco ha lanciato un ultimatum a giugno 2013: se gli sforzi di conservazione e restauro non riusciranno a fornire sostanziali progressi nei prossimi due anni, Pompei potrebbe essere collocata nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo, una designazione applicata recentemente a tesori antichi come Aleppo e la città vecchia di Damasco, in Siria. I problemi di Pompei sono venuti alla luce nel momento stesso in cui nella sua città gemella, Ercolano, si celebra una svolta sorprendente.

Nel 2002, gli archeologi riuniti a Roma, hanno affermato che Ercolano è stato il peggior esempio di conservazione archeologica in un paese non lacerato dalla guerra. Ma da allora, un partenariato ercolanopubblico-privato, l’Herculaneum Conservation Project, istituito dal filantropo americano David W . Packard, ha preso in carico l’antica località turistica romana del Golfo di Napoli e restaurato, riportandola ad una parvenza del suo antico splendore. Nel 2012, il direttore generale dell’Unesco ha elogiato Ercolano come modello, affermando che le stesse pratiche qui messe in atto possono essere replicate in altre vaste aree archeologiche simili in tutto il mondo, volendo intendere anche Pompei.  I progressi di Ercolano hanno fatto notizia solo pochi mesi fa, quando i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli hanno annunciato una soluzione ad una delle più grandi sfide dell’archeologia: leggere i testi dei rotoli di papiro bruciati ad Ercolano dal flusso del magma ardente. Gli scienziati avevano studiato ogni tattica immaginabile per sbloccare i segreti degli scritti nei rotoli di papiro, anche tramite delle macchine di svolgimento, mettendoli a bagno in sostanze chimiche; ma la scrittura, effettuata con inchiostri a base di carbonio ed indistinguibile dalle fibre di papiro carbonizzate, era rimasta illeggibile. I ricercatori, guidati dal fisico Vito Mocella, hanno applicato un metodo di tomografia a raggi X, per esaminare la scrittura senza srotolare i papiri. Nel Laboratorio Europeo delle Radiazioni al Sincrotrone di Grenoble, in Francia, fasci ad alta energia hanno bombardato i rotoli, distinguendo i contrasti tra le aree con inchiostro, leggermente rialzate, e la superficie del papiro, e questo ha permesso agli scienziati di identificare delle parole, scritte in greco.  Ercolano è rimasta accessibile solo dal tunnel scavato nella lava fino al 1927, quando le squadre sotto la supervisione di Amedeo Maiuri, uno dei principali archeologi italiani, sono riuscite ad esporre circa un terzo della città sepolta, circa 15 acri, e ripristinare il più fedelmente possibile le costruzioni romane originali. I principali scavi terminarono nel 1958, pochi anni prima del pensionamento di Maiuri. Passeggiando ad Ercolano lungo il Decumano Massimo, una strada dove l’accesso del pubblico è stato a lungo molto limitato, a causa del pericolo di caduta sassi e crollo di tetti, ora, dopo milioni di dollari di lavoro, le facciate sono sicure e le case sono asciutte; la strada ha completamente riaperto nel 2011. I lavoratori hanno accuratamente restaurato diverse case di pietra a due piani, mettendo insieme architravi originali carbonizzati per 2000 anni nel loro ossigeno con tetti in terracotta e legno, riccamente affrescati, pavimenti a mosaico, soffitti a travi e atri decorati.

La Casa del Bel Cortile, di recente rinnovata, è una casa a due piani con un lucernario aperto, un pavimento con piastrelle a mosaico ed un tetto restaurato per proteggere i delicati murales raffiguranti divinità alate poste sulle colonne. A differenza di Pompei, questa villa, così come numerosi altri edifici ad Ercolano, trasmette un senso di completezza. I restauratori d’arte hanno strappato via strati di paraffina applicati tra gli anni 1930 e 1970 per evitare che la vernice si rompesse e danneggiasse i  magnifici affreschi interni della città. Da alcuni anni, il Getty Institute ha sperimentato tecniche laser per ripristinare gli affreschi, con un approccio non invasivo che mette a nudo la cera ma lascia intatta la vernice. La squadra Getty ha applicato questa tecnica ad Ercolano in modo controllato. Nel 1982, l’allora direttore del sito, Giuseppe Maggi, ha scoperto la sabbia vulcanica dell’antico lungomare sepolto di Ercolano, ed una barca in legno della lunghezza di 30 piedi, scagliata a terra durante l’eruzione dallo tsunami che si era creato. Oggi, con il restauro praticamente completato i turisti possono passeggiare lungo la sabbia così come i residenti di Ercolano avrebbero fatto a suo tempo. E possono anche rivivere in misura notevole l’esperienza dei visitatori romani giunti via mare. E come gli antichi naviganti, ci si avvicina in barca verso la spiaggia. Ci si trova davanti una ripida scalinata che viola le pareti esterne di Ercolano e porta nel cuore della città. Dopo di che la vista si apre su un complesso termale e gymnasium, costruito per abbellire il visitatore che si apprestava ad entrare in città, ed un’area sacra dove i viaggiatori in partenza cercavano protezione prima di avventurarsi di nuovo al mare. Più in là si trova la Villa dei Papiri, che si ritiene essere la casa del suocero di Giulio Cesare. E’ chiusa al pubblico, ma c’è già pronto un progetto di ristrutturazione, la prossima grande sfida di Ercolano. Di qui si arriva alle Terme Suburbane, una serie di camere comunicanti piene di enormi vasche di marmo, panchine in pietra scolpita, pavimenti in cotto, affreschi e fregi di soldati romani, ed un sistema di forni ed un tubo che riscaldare l’acqua. Si passa attraverso l’ingresso colonnato di un bagno turco, e si scendono le scale che portano ad una vasca da bagno perfettamente conservata. Pareti di marmo spesso hanno sigillato l’umidità, ricreando l’atmosfera che i bagnanti romani hanno sperimentato. A Pompei, nel 2012 l’Unione europea ha dato il via libera per la propria versione di un’iniziativa in stile Ercolano: il Grande Progetto Pompei, un fondo di 105 milioni di Euro destinato a salvare il sito. La Villa dei Misteri, che ha riaperto a marzo, potrebbe essere la prova più impressionante per la data di una inversione di tendenza a Pompei. Un recente rapporto Unesco ha osservato che i lavori di ristrutturazione procedono in 9 delle 13 case identificate come a rischio nel 2013.

 

Il Grande Progetto Pompei

pompeiSi tratta di un “intervento prototipo”, di un tentativo di introdurre un nuovo modo di intervenire nell’ambito dei beni culturali. L’idea è quella di intervenire in un’area oggettivamente molto complessa non soltanto per le caratteristiche riguardanti nello specifico il bene culturale, ma anche per la presenza contemporanea di altre importanti realtà nella localizzazione di un territorio che presenta notevoli complessità anche dal punto di vista sociale. Il Grande Progetto Pompei interessa tre elementi essenziali. Il primo riguarda la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio culturale ed archeologico come risorsa per lo sviluppo di un’area complessa. Attualmente, quel patrimonio rappresenta più che altro un problema di gestione. Il secondo elemento riguarda la tutela della legalità e della sicurezza per il presidio ed il rispetto delle regole. È stato introdotto un protocollo di legalità ed è stato previsto un gruppo di lavoro per la legalità e la sicurezza. È inutile negare i condizionamenti da parte della criminalità organizzata in presenza di grosse quantità di denaro. Pertanto, da questo punto di vista, l’attenzione è estrema. Il terzo elemento riguarda la trasparenza e la partecipazione come metodo. Il progetto è aperto al controllo sociale sia da parte degli organismi emanatori sia da parte degli operatori economici chiamati a concorrere ed a partecipare alla realizzazione, per assicurare efficienza, sicurezza ed efficacia all’attuazione. Il Grande Progetto si articola in cinque piani esecutivi che tendono a raggiungere due obiettivi operativi: andare oltre la tutela del bene archeologico per raggiungere un funzionamento complessivo dell’area archeologica e realizzare, finalmente, il coordinamento delle singole azioni, in modo tale che siano sinergiche l’una con l’altra, tutto questo mediante una deadline che corrisponde al mese di dicembre 2015, quando il piano di intervento si esaurirà. Un’ulteriore complessità, dunque, è quella di rendere efficaci le azioni entro quella data. Vi sono diversi piani. Il piano della conoscenza è orientato a comprendere esattamente la situazione reale mediante indagini e modifiche. Il piano delle opere a sua volta si divide in opere già realizzate, ma non ancora pronte per essere appaltate e cantierizzate, e opere completamente da progettare. Vi è, poi, un piano per la fruizione ed il miglioramento dei servizi e della comunicazione, quindi di adeguamento dei servizi al pubblico, di promozione e di comunicazione. Vi è un piano della sicurezza, intesa come salvaguardia dei beni, ed un piano di rafforzamento. Complessivamente, parliamo di 105 milioni di euro di risorse impegnate in oltre settanta bandi. Il Grande Progetto Pompei è una sfida, in quanto mira a conquistare un’ordinarietà attraverso interventi di conservazione e messa in sicurezza del sito archeologico. Purtroppo, in passato ci si è trovati a rincorrere l’emergenza e ad intervenire sul disastro. L’obiettivo che si vorrebbe raggiungere è l’ordinarietà, la manutenzione ordinaria. Vi è l’idea di potenziare l’attrattività del sito con azioni capaci di farne rivivere la storia e raccontarla al visitatore, in modo tale da creare non un posto da guardare e dal quale andar via, come attualmente avviene, ma un posto in cui si rivive l’atmosfera di quei tempi. Un altro obiettivo è ribaltare il rapporto tra risorsa e cultura e, soprattutto, rendere le risorse culturali di uno specifico territorio un bene comune sul quale costruire percorsi e sviluppi solidi ed innovativi, affinché il bene culturale diventi risorsa, possibilità di sviluppo e non un peso per la società. Il progetto deve essere aperto in termini di controllo per la salvaguardia degli aspetti di legalità, di sicurezza, di comunicazione e di misurabilità attraverso l’individuazione di indicatori misurabili e quantificabili.

 

Mara Noveni

L'Autore

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