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Gianni Rodari

Re e templari, intrighi di corte. Barbara Frale racconta i segreti di Notre Dame

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Re e Templari, intrighi di corte e belle donne. Insieme a dannati e assassini, la carne povera di Parigi che lotta per arrivare a sera. Il nuovo libro di Barbara Frale, ‘I sotterranei di Notre Dame’ (Newton Compton Editori, pp. 324, euro 9,90) conduce il lettore tra realtà e leggende, la corsa del malfattore Lanius (il ‘carnefice’) e cardinali incaricati di missioni di cui non si può far parola. C’è il segreto di uno zolfo rosso da decifrare. E cento cunicoli che si stagliano nelle viscere di Notre-Dame per nascondere segreti custoditi da parole antiche. Filippo il Bello, con il suo ghigno fatale, è disposto a tutto pur di non rivelare fatti che potrebbero far crollare il suo regno. Dopo la fuga da Parigi, in Vaticano si nasconde Arnaldo da Villanova, il Catalano, medico di Bonifacio VIII ma anche custode della magia orientale, accusato di praticare sortilegi e trafficare con erbe dal potere diabolico. A investigare sulle mire del re di Francia che cerca la sua Matilde più che la moglie, regina di Navarra, è la ‘spia’ Dante Alighieri, insieme a Crescenzio Caetani, il nipote del Papa.Ricordi di sangue cagliato si fondono alla luce dell’ossidiana; l’estratto di aralda insegna, come fanno le pietre sconosciute, staccate dalle pareti dell’Inferno. Anche le strade di Parigi, abitate da malfattori e gente che usa il vino per curare le cicatrici, sanno che “per trovare la giusta cura il male va conosciuto molto bene”.
Diaspro verde e sogni, insieme ai diavoli usciti dal fuoco e alla cassa di ferro, che cuce libri segreti. La gilda dei tintori paga bene le pietre con venature gialle che sembrano di zolfo, eppure il cuore del re è infelice, serve un regno invece di seguire il suo cuore. In questa topologia di anime perse dietro il potere o la conoscenza, “l’invisibile ha le sue correnti segrete, che ci attraversano e interagiscono con noi. Proprio come le correnti del mare, sono forti, insondabili, profonde. Qualcosa può sempre accadere”.
Zolfo rosso significa precognizione, capacità di vedere oltre la polvere e le consolazioni di teriache e preghiere strappate alla bellezza dei sensi. Una zingara che parla siciliano corre dietro il Poeta, ha carte magiche e messaggi da capire per uomini che camminano sempre in compagnie di ombre. “L’unica prova sull’esistenza del Maligno, maestro Arnaldo, è la grande voglia degli uomini di vederlo all’opera”. Scorre il mercurio, e anche i giorni, che chiedono decisioni.
La carne “ha le sue leggi. E a differenza dell’anima, raramente sa mentire”. La corona ha le spine, il monarca bello e glaciale sente avvicinarsi la tempesta.
Maria di Brabante ha un ghigno spietato, le sue parole tagliano la carne. L’inchiostro bruno scuro, a base di mallo di noce, può colpire più di una spada.
I Templari sanno custodire le informazioni più riservate ma l’Isola Tiberina è un luogo che racconta carne maledetta. I Naibi della zingara segnano pericolo, il fiore di elitropio nasconde un misterioso potere nel suo dolce profumo. Zilaq, che in arabo significa il Mercurio, continua a scorrere. Si sentono in queste pagine atmosfere templari dii quieta ricerca di senso, febbri che bruciano la carne è l’ombra del potere. Dimensioni narrate dalla stessa Frale in altri bei contributi, ma anche da scrittori come

Franco Cuomo e Michele Raffi.”Ognuno di noi – avverte il Catalano parlando con Maddalena – è arbitro di se stesso. E di ogni sua azione porta la responsabilità. Del bene e del male che fa agli altri”. Filippo III ha potuto concepire? la stirpe regale sarà salva?
La luna è un’insegna per gli eserciti, recita il Siracide. Il tempo ha una pazienza di ragno implacabile.
Le sentinelle hanno trovato qualcosa nel basamento della Torre di Nesle. Sul foglio balena un ghirigoro elegante: Hilal. Falce di Luna. L’apprendista. Cosa avrà escogitato ora quel diavolo del Catalano?

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