Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Dalla realtà alla tv: l’investigazione la fa da padrona

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Non toccherà ad un’equivalente odierna dell’Inquisizione stabilire la colpevolezza o l’innocenza di Massimo Bossetti. Che abbia davvero ucciso lui Yara Gambirasio sarà sancito in sede giudiziaria sulla scorta di un tecnica investigativa che rende da tempo obsolete le procedure tradizionali d’indagine. Perché gli indizi a carico di Bossetti stanno tutti nell’analisi delle sue tracce organiche. Come ormai accade sempre nell’accertamento delle verità sui delitti e delle identità dei sospettati.

Scienza applicata all’investigazione

esame dnaÈ l’esame del Dna a inchiodare Bernardo Provenzano quando il superlatitante appena catturato nega la propria identità. Dopo che, peraltro, viene individuato nel casolare con una telecamera che effettua riprese da oltre un chilometro a mezzo. Ovvero la scienza applicata all’investigazione. Un binomio che nella letteratura risale ai metodi di Sherlock Holmes, ma nella realtà si consolida soltanto negli ultimi decenni, a ridosso di crimini sempre più efferati che riflettono una società soggetta a mutazioni epocali. Per rifarsi alla cronaca, la dinamica sanguinaria della carneficina compiuta da Erika e Omar viene ricostruita con l’ausilio del Luminol, un rivelatore di tracce sanguigne. Lo stesso applicato a Cogne per stabilire che i resti sul pigiama incriminato sono quelli del piccolo Samuele. Fino all’impronta nel casolare parmense, che incrimina Alessi il rapitore e omicida comfesso di Tommi. Gli anatomopatologi, che effettuano le autopsie, esaminano la natura delle ferite inferte sui cadaveri e le raffrontano con quelle riportate da altri corpi. La scena di un delitto è un luogo sul quale esercitare la logica dell’analisi, che sfata o addirittura contraddice il relativismo dell’interpretazione personale. Come in medicina, la diagnostica e la chirurgia supportate dalle apparecchiature completano ed ampliano le potenzialità dei medici. Specialmente quando, per antichi mali che si debellano, nuovi incubi minano la salute collettiva.

In Italia

L’Italia è lontana dalle giungle d’asfalto degli Stati Uniti. Ma il mondo urbanizzato non per questo divenuto più controllabile. Così la condizione post-moderna dà anche nella penisola solatia segni terribili di aggressività. L’Uacv, Unità di Analisi del Crimine Violento, fu voluta nel 1994 dall’allora capo della Polizia, Fernando Masone, per contrastare in tempi rapidi il pericolo dei serial killer. Analogamente, l’Arma dei Carabinieri ha istituito a Parma il Centro d’indagini scientifiche, ora conosciuto come Ris. Michele Giuttari, oggi apprezzato autore di thriller, dirigeva a Firenze il Gides, Gruppo investigativo delitti seriali, tutt’ora attivissimo per illuminare le circostanze mai chiarite intorno ai delitti del mostro. Organismi ispirati all’Unità di Scienze Comportamentali, poi denominata Isu, “Investigative Support Unit”, con sede presso l’Accademia dell’Fbi, a Quantico, Virginia. Anche in Italia, dunque, le indagini procedono con rigore scientifico. Lo spiega in un’intervista il Direttore della Scientifica, Giuseppe Maddalena: «Tutto inizia con l’esame della scena del delitto da parte degli agenti dei laboratori periferici.

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Se occorrono attrezzature particolari o un esperto, intervengono gli agenti dell’Uacv». Il corpo della Scientifica in Italia si avvale di 1500 agenti altamente qualificati in fisica, chimica, biologia, medicina legale, balistica e dattiloscopia, la disciplina che studia le impronte digitali. La tecnologia è la chiave per ricostruire i fatti avvenuti sulla “scene of crime”. Per l’uccisione di Marta Russo, ad esempio, si ottennero modelli tridimensionali in grafica computerizzata dell’area universitaria sulla quale si concentrava l’inchiesta. Ma i primi elementi di prova sono acquisiti con semplici foto e videoregistrazioni che fissano su disco lo stato della vittima, dalla posizione alle ferite fino all’arma impiegata, se rimane sul posto. Il tutto acquisibile su un computer portatile, dal quale inviare il materiale al centro operativo di Roma tramite modem. Sono possibili ingrandimenti fino a 15 o 20 volte di qualsiasi dettaglio fotografico, senza perdere definizione. Dichiara ancora Maddalena: «La grafica al computer è preziosa anche per visualizzare il resoconto dei testimoni oculari e per confrontarlo con le tracce trovate sulla scena del delitto».

Il lavoro investigativo

I servizi televisivi di cronaca nera hanno abituato gli spettatori agli uomini con le tute bianche antisettiche in azione dovunque abbia colpito una furia omicida che attende di essere individuata. Oltre a reperire indizi materiali, gli addetti della scientifica effettuano riprese e misurazioni sul luogo del delitto, e acquisiscono impronte digitali. Dopodiché il lavoro inevstigativo si divide i due fasi: la raccolta e l’imballo degli oggetti eventualmente passati per le mani dell’omicida, inviati ai laboratori, la catalogazione visiva delle impronte rilevate dalle apposite sostanze. Dal 1998 è attivo l’Afs, “Automated Fingerprint Identification”, archiviazione e confronto delle impronte per via informatica. Lo si è realizzato fotografando tutti i cartellini segnaletici e inserendo le immagini in una rete di computer collegati da un circuito di fibre ottiche. Risorse ormai all’altezza degli standard angloamericani. Specie considerando che la mole indiziaria al completo viene fatta confluire, insieme alle testimonianze, nel SASC, il Sistema per l’analisi della scena del crimine. Un programma che permette di lavorare sul monitor a una serie di varianti investigative, dai questionari agli effetti riportati dalle vittime, dagli interrogatori alla casistica disponibile, in cerca di analogie. Si tratta, anche in questo caso dell’applicazione di modalità già sperimentate con efficacia all’estero. Negli Stati Uniti dal 1985 esiste il Vi-Cap, “Violent Criminal Apprehension Program”, programma di cattura del criminale violento. Un sistema centralizzato per la raccolta di informazioni da tutti gli angoli degli Usa.

Scienze dell’investigazione

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In Gran Bretagna c’è qualcosa di simile, dopo lo scalpore sollevato dalle granguignolesche imprese di Peter Sutcliffe, lo squartatore dello Yorkshire, una rete computerizzata con un nome alquanto in tema… HOLMES! é la sigla di “Home Office Large/Major Enquiry System”, sistema allargato di indagine del Ministero degli Interni. Questo nuovo repertorio di indagini, in Italia è approdato all’università. Ha ottenuto molto successo la nascita della Facoltà di Scienze dell’Investigazione, a L’Aquila, dove le code per iscriversi, prima del terremoto del 2009, erano divenute proverbiali, a fronte di un numero programmato 300 studenti con l’aggiunta di 20 posti riservati agli stranieri. Apparati e intelligenze mobilitati sull’ennesima prima linea della società occidentale, quella che separa la normalità dalle ombre distorte della devianza, espressa da una ferocia che non concede tempi di prevenzione. Specie in un Paese come l’Italia, dove si sfaldano i legami della famiglia, del vicinato, del bar all’angolo, e chiunque diviene per l’altro “the familiar stranger”, il solito estraneo.

Le serie Tv

Le investigazioni scientifiche rimbalzano dalla cronaca alla Tv in un cortocircuito di autopsie, tecniche e congegni avanzatissimi. La serie di culto tutta italiana è “Ris”. Ma anche l’Uacv  trionfa in una serie omonima, che ricostruisce episodi reali con uno stile detto “docufiction”. Il grosso del filone, naturalmente arriva dagli Stati Uniti. Battistrada ? “Csi – Crime Scene Investigation”, da cui sono derivati i due tronconi di “Csi Miami” e “Csi New York”. In “Body of evidence” i protagonisti sono dei patologi forensi. La serie “Autopsy” sta già nel titolo. “North Mission Road” prende il nome dal n.1104 della strada in cui ha sede il Los Angeles County Coroner, dove ogni anno si svolgono indagini su 20 mila casi di morte. “Crossing Jordan” mette in campo la dottoressa Jordan Cavanaugh, medico legale che affianca la polizia di Boston. I suoi successi dipendono dalle capacità professionali, ma anche dalla collaborazione “non accreditata” del padre, che una volta lavorava nelle forze dell’ordine e adesso è proprietario di un bar. “Numb3ers” traspone il metodo scientifico sul piano della matematica. Il fratello minore di un funzionario del Fbi utilizza la sua predisposizione al pensiero algebrico per risolvere crimini attraverso veri e propri calcoli. Da consigliare a chi ha ancora l’incubo dell’interrogazione in matematica.

Enzo Verrengia

L'Autore

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