«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

RENZI E GLI 80 EURO. CARO #PREMIER, NON CARITA’ MA #WELFARE

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Caro premier, un paese a pezzi non lo si ricostruisce a colpi di ottanta euro di qua e di ottanta euro di là. La carità serve a poco, se non a mettersi a posto la coscienza. Il denaro dei contribuenti non va dispensato, ma investito, affinché possa tradursi in benessere e ricchezza per la comunità intera. Che frutti sta producendo il bonus in busta paga previsto dal Dl 66/2014? Non sembra che abbia ridotto il numero degli italiani che vivono ai limiti della soglia di povertà o che abbia contribuito in alcun modo a far ripartire la macchina dei consumi, che è restata immobile. Né sembra destinato a sortire migliori risultati questo nuovo obolo,  sempre della stessa cifra di ottanta euro, da lei preannunciato in diretta tv dagli studi di “Domenica Live”. Denaro, previsto nella bozza della Legge di Stabilità, che lo stato generosamente elargirà alle neomamme per tre anni a partire dal 2015. Un bel colpo al cerchio, la Chiesa, e un altro alla botte, le telespettatrici di Barbara D’Urso.

Una  bella cosa simpatica da parrocchietta, non certo una bella cosa seria da manovra economica. Una cosa che sicuramente non farà uscire l’Italia dalla stagnazione, non scongiurerà la chiusura di fabbriche, aziende e negozi, né aumenterà i posti di lavoro. Ma farà crescere la popolazione, questo sì, per lo meno è l’obiettivo, in barba a Malthus e alle sue teorie, in ossequio ai vescovi e in linea con il peggiore populismo qualunquista che neppure può essere definito di stampo fascista. Perlomeno Mussolini, a proposito di donne lavoratrici diede vita all’Onmi, l’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.

Mentre qui oggi in Italia, nel terzo millennio, se fai un figlio sei perduta. Le aziende non hanno strutture di accoglienza e non ti concedono flessibilità nell’orario, i Comuni sono allo sbando e non ti garantiscono i nidi. Insomma te la devi cavare tra mille difficoltà.  Se fai un figlio, caro premier, e non hai un posto fisso, quasi sicuramente lo perdi. Qui oggi in Italia, nel terzo millennio, se fai un figlio e torni a lavoro senza prenderti l’aspettativa e pesare quindi sui contribuenti, dal terzo mese in poi lo devi palleggiare tra zie e mamme e suocere, quando ce le hai, o baby sitter, che si fanno pagare in nero.

Qui oggi in Italia, nel terzo millennio, caro premier, se fai un figlio non fai carriera, a meno che tu non abbia scelto tra tante carriere quella politica. E comunque se scegli di fare carriera, paghi e rinunci al tuo stipendio – nel senso che lo utilizzi per stipendiare una tata-  e all’educazione di tuo figlio. Caro premier, si tenga pure stretti quegli ottanta euro. Mi creda, non bastano nemmeno per i pannolini.  Ma rifletta: quegli ottanta euro messi insieme diventano mezzo miliardo in un anno. E dia ascolto al suo compagno di partito, Matteo Civati (Ciwati), che è giovane come lei e quindi non da rottamare, “meglio meglissimo spenderli per costruire asili”: 10, 100, 1000. Pensi all’occupazione che creerebbero e al sostegno vero che rappresenterebbero per una donna. Ci pensi. E ci ripensi.

P.S. E ancora quattro domande. Su quale “Manuale delle giovani marmotte” ha studiato? Quale mistero cabalistico si cela dietro la scelta del numero 80 per gli euro da distribuire a pioggia al popolo? Quando era boyscout le hanno spiegato la differenza tra welfare ed elemosina? Infine, chi è il guru dell’economia al quale si ispira?

 

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