«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

SEMPRE PIU’ IN BILICO TRA GLOBALIZZAZIONE E INTERESSE NAZIONALE

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È ancora possibile parlare di “Interesse o di Sicurezza Nazionale” in un mondo globalizzato? “Interesse Nazionale”  tutti pensano di sapere cosa sia ma è difficile da definire: sicurezza, benessere, crescita, tecnologia, progresso, amicizie, alleanze, operazioni di pace, ambizioni, risorse economiche, capacità militare, rischi. “L’unione fa la forza” ma noi italiani non siamo mai uniti.

Goffredo Mameli nella sua “Canzone degli Italiani”, oggi nostro inno nazionale, descriveva la nostra debolezza: “ Noi siamo da secoli calpesti e derisi Perché non siam Popolo, perché siam divisi”. I francesi, i tedeschi, gli inglesi quando hanno un problema lo discutono tra loro, ma di fronte al mondo mostrano la loro potente Unità Nazionale e le loro Comuni Strategie. L’Italia è miope e inerte rispetto alle correnti e agli eventi della storia, e nessun vento è favorevole se non si sa dove porta. L’uso indiscriminato delle risorse naturali, uso delle armi nucleari, il cambiamento climatico, sono agenti che potrebbero condurre alla distruzione dell’umanità. Oggi più che mai è necessario soppesare il proprio potere. Gli stati che hanno in mano il potere lo esercitano, ma se fai fuori un nemico, devi sapere che potrebbe uscirne uno ancora peggiore, basti pensare all’escalation dei rischi dal 2001 in poi: agire con violenza aumenta la violenza. Iraq, Libia, Egitto, Magreb, Afganistan, Serbia, Bosnia, Kossovo, Sael, Mali, Niger, Libano, Georgia, chi ha beneficiato di questi attacchi? L’Italia aveva forti interessi economici e rapporti diplomatici eccellenti con questi Paesi e ha messo a repentaglio la propria Sicurezza Nazionale per rispettare gli impegni presi con i suoi alleati.

E’ giusto che l’Italia sconti gli errori degli altri, senza alcun beneficio, perché, inserita tra le grandi Potenze Europee, non le viene riconosciuto l’effettivo peso geopolitico?

Le cause sono da ricercarsi nel divario tra le ambizioni derivanti dal rango internazionale che ci siamo ritagliati, cioè dalla collocazione formale tra le grandi Potenze Europee, e il reale peso  limitato dalla scarsità di risorse economiche e di capacità militari. Quando il gioco si fa duro, dobbiamo sempre venire a patti con i nostri amici più forti, anche se ricerchiamo un ruolo significativo, all’interno delle nostre alleanze, trova spazio soltanto la nostra sistematica ricerca di mediazione fra i confliggenti progetti altrui. Siamo troppo deboli per garantire la nostra sicurezza in modo autonomo. Di fronte a giganti, quali gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l’India, noi saremo sempre soccombenti, se isolati, e dobbiamo quindi rifugiarci sotto la protezione altrui, che naturalmente difende il proprio interesse nazionale.

La soluzione ce la offre la storia

È necessario rielaborare il nostro passato storico. I romani dicevano” si vis pacem para bellum” e il mondo che ci circonda ci ricorda che la nostra sicurezza comprende ancora, l’importanza di possedere capacità militari, non solo per le cosiddette “ operazioni di pace”: ragion di stato, identità nazionale, coesione, politica nazionale, politica estera, difesa, sono gli argomenti che andremo a trattare nei prossimi paragrafi.

“L’interesse nazionale non è una parolaccia” ha detto Renzi.

L’Italia partecipa alle missioni militari estere con una forte presenza di uomini, fornisce circa 6.000 unità per la difesa strategica nelle missioni all’estero, con forze aeree (se unissimo le forze in Europa avremmo una flotta di circa 3.000 aerei da guerra, ma non c’è coesione), con una flotta marittima di tutto rispetto.

L’Italia è un Paese marittimo con 8.000 km. di costa che si estende nel Mediterraneo.

La posizione geografica della nostra nazione rappresenta il punto di equilibrio tra l’Europa e i Paesi del Mediterraneo.  l’Italia è il primo Paese per impegno nazionale marittimo in Europa, il 2° nella Nato, il primo contributore nell’UN, possiede la 12° flotta mercantile al mondo, la prima flotta navi traghetto al mondo, la 3° forza peschereccia d’Europa con 12.700 pescherecci e 60.000 addetti, importa quasi il 90% dei beni per la sua economia di trasformazione, esporta circa il 55% di prodotti finiti, ha 240milioni di tonnellate di interscambio marittimo ogni anno, riceve via mare l’80% del petrolio e il 45% di gas per il proprio fabbisogno, ma il decadimento e l’obsolescenza della sua flotta mercantile ( tutta la flotta ha tra i 25 e i 30 anni) mettono a rischio l’ambiente operativo che ha compiti che vanno da quelli di tipo commerciale a quelli di tipo strettamente militare a quelli di assistenza umanitaria. Il decadimento delle 60 unità operative militari: 1 portaerei, 4 cacciatorpediniere, 13 fregate, 3 rifornitrici, 4 corvette, 10 pattugliatori, 10 cacciamine etc. tutte con una età media di 30 anni, entro il 2025 perderanno la capacità di operare con continuità e di assolvere i compiti di istituto (dati forniti dal Ministero della Marina Militare) .

In Italia invece di diminuire i finanziamenti per la sicurezza nazionale dovremmo diminuire gli sprechi. Nuovi finanziamenti in questo settore permetterebbero un impegno al 100% della cantieristica militare nazionale, lavoro per circa 25.000 occupati, il comparto abbraccia un ampio spettro di realtà imprenditoriali, produrrebbe un mantenimento/incremento del margine di vantaggio tecnologico nazionale, un sostegno all’export attraverso l promozione di prodotti innovativi e avanzati.

Il Mare è un naturale serbatoio di enormi ricchezze naturali ed energetiche e Paesi rivieraschi anche di piccole dimensioni  ne affermano diritti esorbitanti. È in atto una forte territorializzazione dell’alto mare e solo il 29% del “Mare” è libero da rivendicazioni degli Stati costieri. L’Italia è nel mezzo di una frontiera liquida, dove al sud, a causa degli aumentati conflitti bellici, emerge una faglia di instabilità che si estende dall’Ucraina verso il corno d’Africa e Africa Sub Sahariana. L’espansione dello Stato Islamico e la recrudescenza terroristica potrebbero minacciare in modo asimmetrico l’ambiente marittimo attraverso attività illecite, contrabbando, traffico di armi, conflitti religiosi (sunniti- sciiti), epocali flussi migratori, pirateria marittima (Oceano Indiano e golfo di Guinea). Di fronte a questi pericoli lo sviluppo dello strumento marittimo nazionale potrebbe arginare la pericolosità delle sfide alle quali quotidianamente il nostro Paese è sottoposto. È necessario quindi pensare in ambito Nazionale ad una revisione delle politiche di difesa e a livello Europeo ad un maggiore impegno da parte dell’Europa nel prendere sul serio il problema della difesa comunitaria.

Come ha detto Renzi: quando “ qualcuno fuori dall’Italia afferma che il problema dell’Europa è che bisogna chiudere le frontiere” non solo “ si fa un passo indietro rispetto alla storia ma si tradisce l’identità stessa dell’Europa. Si afferma una vita basata sulla paura e non ci si rende conto che i principali attentatori del 2015 sono nati e cresciuti in Europa, nelle periferie del nostro scontento”.

Se venissero meno le nostre capacità, bisognerebbe fare affidamento su quelle altrui? Possiamo veramente demandare la difesa del nostro Interesse Nazionale  alle alleanze di cui facciamo parte?

La costituzione di un esercito europeo per la salvaguardia dei Paesi aderenti è una delle sfide che l’Unione Europea deve affrontare con urgenza. Auspicabile sarebbe che i singoli  Stati aderenti demandassero ad un Governo Federale Europeo i poteri in materia di politica economica, di politica estera, di Difesa, di politica dell’ambiente e dell’energia, di lavoro ,di fisco , finanze e telecomunicazioni.

Chissà se saremo in grado in breve tempo di trovare un punto di equilibrio tra tutte queste necessità e la sicurezza dei cittadini europei. L’Europa, l’Italia hanno bisogno di soluzioni e non di retorica, la gente ha bisogno di vivere nell’apertura, nella tolleranza, nell’innovazione e non di doversi chiudere nella Paura!

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