La mutilazione per cui la vita perdette quello che non ebbe mai,
il futuro, rende la vita più semplice,
ma anche tanto priva di senso.

Italo Svevo

Siria: riformare la Coalizione nazionale

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Per soddisfare il progetto della zona sicura

di Osama Aghi

Il discorso del presidente Erdogan sull’istituzione di una zona sicura nel nord della Siria con una profondità di 30 km, non è arrivato su una base di propaganda, il cui scopo è legato alla situazione interna della Turchia, ma ci sono molteplici ragioni dietro questo progetto. E’ facile vedere le relazioni tra i vari motivi, determinare la possibilità di realizzare questo progetto. Che si tratti o meno di una volontà turca non è una novità.

Il progetto Safe Zone è un progetto che raggiunge diversi obiettivi turchi con un solo colpo: uno di questi obiettivi è l’espulsione delle cosiddette “Forze Democratiche Siriane” dal nord della Siria, dove queste forze sono guidate dai leader del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), che è ostile allo stato turco, in un momento in cui queste forze sono classificate in Siria come una milizia ostile alla rivoluzione siriana, e sta lavorando per creare una base per il suo progetto transnazionale.

Questo progetto rappresenta una minaccia per la Siria e i suoi vicini regionali. Uno degli obiettivi del progetto della zona sicura è quello di farne una zona di stabilità, in cui i rifugiati siriani possano tornare volontariamente dopo aver costruito al suo interno un’infrastruttura, fornendo loro le necessità della loro vita normale, come alloggi, centri di lavoro, e vari servizi come scuole, ospedali, università e altri servizi, dopo aver raggiunto una reale stabilità della sicurezza, come risultato di intese regionali e internazionali.

Il progetto della zona sicura, che i turchi vogliono attuare nel nord della Siria, non è un passo verso la divisione della Siria, come sostengono alcuni politici e analisti, ma piuttosto un passo per fare di quest’area un modello di stabilità e l’inizio di una nuova politica e vita economica, caratterizzata da regole disciplinate da una legge nazionale che stabilisce un modello democratico. Così ci sarà il confronto tra il modello della tirannia del regime di Assad e un nascente modello nazionale democratico, che non è governato dai servizi di intelligence, e in cui nessuno è al di sopra della legge.

I turchi sono interessati a contribuire alla realizzazione di questo modello. Senza di loro l’area in cui verrà realizzato questo progetto sarà pericolosa. Per fare questo si deve necessariamente ristrutturare l’esercito nazionale, per essere un vero esercito, e non un raggruppamento di fazioni militari con nomi diversi. E’ necessario anche ristrutturare le forze di sicurezza e liberare la magistratura da qualsiasi influenza di qualsiasi forza militare o politica sul terreno.

I turchi ne sono consapevoli e sono interessati a prevenire il fallimento di questo esperimento per un semplice motivo: il suo fallimento renderà questa regione un’area insicura per la propria sicurezza nazionale. Ecco perché troviamo che la Coalizione delle forze rivoluzionarie e di opposizione con il suo programma di riforma globale vuole preparare la sua struttura politica, per guidare la nuova fase nella zona sicura.

Questo progetto comporta porsi domande legittime sulla portata del suo realismo e sulla capacità della Turchia di attuarlo, e questo richiede di leggere la posizione turca in modo obiettivo e lontano da ogni esagerazione nella lettura, negativa o positiva, come abbiamo detto all’inizio di questo articolo, il Il progetto della zona sicura non è un prodotto della fase attuale, poiché le circostanze internazionali dell’epoca non ne consentivano l’attuazione e oggi le circostanze sono cambiate, soprattutto dopo che i russi hanno lanciato la loro guerra contro l’Ucraina.

I russi vogliono che i turchi prendano una posizione non ostile nei confronti della loro guerra, non impegnando la Turchia nel programma di sanzioni occidentali contro la Russia, questione di cui la leadership politica turca è consapevole, e quindi ha il diritto di spingere i russi ad accettare il progetto della zona sicura, che sta iniziando a emergere durante i ritiri russi dalle aree, i turchi faranno guerra alle cosiddette “forze democratiche siriane” e per attuare il progetto della zona sicura.

La situazione dell’Occidente non è migliore di quella dei russi nei confronti della Turchia. L’Occidente, guidato dagli Stati Uniti d’America, vuole un ruolo turco a sostegno della sua opposizione alla guerra russa contro l’Ucraina e si rendono conto che la Turchia è il secondo esercito nella NATO più potente. Questa alleanza, a cui Svezia e Finlandia vogliono unirsi, ha davanti a loro un veto turco, motivo per cui l’Occidente è interessato a placare la Turchia per far passare la loro richiesta.

La posizione iraniana non è in uno stato migliore, le manifestazioni di protesta contro il regime a Teheran sembrano essere in continua escalation, e dato che i rapporti economici tra Teheran e Ankara sono di alto valore e importante per gli iraniani fare concessioni riguardo al progetto di zona sicura nel nord della Siria.

Davanti a questo è possibile comprendere il progetto di riforma guidato dal capo della Coalizione Nazionale, Salem Al-Maslat, che richiede il sostegno del Golfo, dell’Egitto e della Turchia, e questo sostegno non può essere fornito senza cambiare la struttura della Coalizione Nazionale, in modo da essere flessibilità nella cooperazione e nella risposta, poiché il Golfo e gli egiziani temono l’influenza e il predominio delle forze dell’Islam politico sulla Coalizione, e quindi non sosterranno il progetto della zona sicura senza un serio e profondo cambiamento nella struttura della Coalizione, per liberare questa struttura da qualsiasi leadership ideologica.

Quindi il progetto di riforma globale nella Coalizione è un progetto che converge con lo sforzo turco per creare un’area sicura e con lo sforzo del Golfo per sostenere questo progetto finanziariamente, economicamente e nelle infrastrutture, e questo significa che la Coalizione dovrebbe essere un rappresentante politico della rivoluzione siriana e del popolo siriano, che gli impone di prepararsi a trasferire presto la sua presenza politica da Istanbul alla zona sicura.

Ci ritroveremo in una zona sicura che sarà raggiunta gradualmente? La prima mossa potrebbe essere la liberazione di Tal Rifaat, Ayn al-Arab e Manbij? Questo obiettivo sembra essere il più vicino alla realtà al momento, soprattutto perché l’esercito turco ha ricevuto dal parlamento e dal Consiglio di sicurezza nazionale turco il via libera per svolgere le sue operazioni fuori dai confini del suo Paese.

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