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Abraham Lincoln

Sudan: accordo preliminare firmato a Gedda

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Per il ministro degli Esteri saudita a questo accordo seguiranno altri passi

Il ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, ha confermato che l’accordo preliminare tra le parti sudanesi costituisce un primo passo, a cui seguiranno altri passi.

Il riferimento è alla firma dell’accordo sui principi preliminari tra l’esercito sudanese e le Forze di supporto rapido avvenuto l’11 maggio a Gedda, grazie alla mediazione saudita.

Ha anche chiarito, in un breve comunicato sul suo account Twitter, che la cosa più importante nei colloqui avvenuti a Gedda tra le due componenti militari è l’adesione a quanto concordato.

Inoltre, ha sottolineato che il Regno lavorerà come mediatore fino al ritorno della sicurezza e della stabilità in Sudan.

Il ministero degli Esteri saudita ha confermato in una dichiarazione che i due firmatari dell’accordo rispetteranno il diritto umanitario internazionale nel facilitare il lavoro umanitario. Questo per soddisfare le esigenze di emergenza dei civili.

Ha anche indicato che dopo la firma, i colloqui di Gedda si concentreranno sul raggiungimento di un accordo. Su un effettivo cessate il fuoco per un periodo massimo di dieci giorni, al fine di facilitare queste attività.

Successivamente, le parti interessate discuteranno le disposizioni proposte per successivi colloqui – con civili sudanesi e partner regionali e internazionali – su una cessazione definitiva delle ostilità.

È interessante notare che l’accordo iniziale firmato questa mattina comprendeva 7 punti. Tutti incentrati sulla facilitazione della consegna degli aiuti umanitari e sulla protezione dei civili in Sudan.

I rappresentanti dell’esercito sudanese e delle forze di supporto rapido dovrebbero impegnarsi in un altro giro di discussioni. Questo con l’obiettivo di raggiungere un cessate il fuoco permanente, per poi ampliare e includere rappresentanti delle forze civili nei colloqui. Al fine di stabilire una soluzione pacifica che riporterà il Paese sul suo cammino democratico, dopo i violenti scontri scoppiati tra le due maggiori potenze militari nel Paese dallo scorso 15 aprile. Scontri che hanno provocato più di 550 morti e migliaia di feriti, oltre a decine di migliaia di sfollati e rifugiati.

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