«Lei sogna di ..far tredici? » Ma lo farà sicuro!

Gianni Rodari

Tutto quello che si può sognare a Roma d’estate

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romaSe i soldi non ci sono e gli spazi faticano a sopravvivere, se la capitale e’ ormai orfana della gloriosa estate romana di nicoliniana memoria e sono lontani i tempi del Massenzio e villa celimontana, se persino il Circolo degli artisti, ritrovo per gente in fuga da afose notti insonni, e’ chiuso (per tutt’altre ragioni), cosa fare in queste serate? Roma non si abbatte, ma si organizza. Si perché la voglia di fare c’è ed è molta. A partire dal Cinema America Occupato che è riuscito – ed è solo una delle serate proposte – a organizzare una proiezione nello splendido Giardino degli aranci mettendo insieme ben 3000 spettatori. Non solo, al termine ha ripulito il parco lasciandolo in condizioni migliori di come lo aveva trovato. A testimoniare che il pubblico è assetato di offerte culturali. Inoltre se il teatro sparisce dall’estate della capitale ed emigra verso altri lidi festivalieri, c’è chi si autoproduce e mette su un vero e proprio festival romano: un caso eccezionale di organizzazione è quello del Roma Fringe Festival nei giardini di Castel Sant’Angelo. Un festival non solo romano ma nazionale e internazionale che ha promosso compagnie italiane all’estero e a sua volta ospitato compagnie internazionali. Un fiore all’occhiello della capitale si penserebbe. E invece no, il festival ha avuto vita difficile: cacciato l’anno scorso da villa Mercede per sovraffollamento (che bella parola associata al teatro), quest’anno si è svolto in una zona bellissima e centrale ma completamente da “bonificare” a causa dei topi – l’organizzazione del festival ci fa infatti sapere di aver fatto fare tre derattizzazioni dall’Ama ma con scarsi risultati. Mentre l’Acea ha pensato bene di lasciare l’area al buio dimenticandosi di accendere i lampioni proprio il giorno dell’inaugurazione. E chi scrive ne è testimone.
Tutto questo nonostante il Fringe,  pagando 60.000 euro di utenze al comune, abbia portato in scena 100 spettacoli italiani, europei ed americani. Tra essi “Indubitabili celesti segnali” di romaFrancesco Petti con Cinzia Antifona, Valentina Greco e Francesca Pica che ha vinto il premio del pubblico o “Fak Fek Fik” di Dante Antonelli, premiato come miglior spettacolo, mentre menzione speciale della regia e’ andata a “Gli ebrei sono matti” di Dario Aggioli. Per “scena romana”, una rassegna degli spettacoli più rappresentativi di teatro indipendente della stagione, si sono visti, tra gli altri,  “Cuoro” di Gioia Salvatori con la regia di Giuseppe Roselli (già visto alle Carrozzerie n.o.t)  e il varietà post televisivo “Telemomo'”di Andrea Cosentino. Inoltre durante la serata di chiusura, che si è svolta il 5 luglio, sono stati premiati artisti e operatori internazionali come Cath Mattos e Holly Payton (direttrici del World Fringe Network, quello del festival di Edimbrugo per esempio). Gli spettacoli si sono alternati su tre palchi diversi con spettatori seduti su sedie, gradini e addirittura sedie pieghevoli portate da casa. Un modo per mettere a lavoro una squadra di under 35 che ha fatto conoscere il teatro indipendente (diciamocelo non proprio preso d’assalto) a un nuovo pubblico. Non poco. I tanti intoppi burocratici, arginati grazie al sostegno del I municipio, hanno rischiato di far fallire uno tra i pochi appuntamenti significativi della stagione estiva, una manifestazione con una reale offerta culturale accanto alle tante, troppe, manifestazioni culinarie di cui la capitale (e il paese) abbonda.
Laura Landolfi

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