Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Yoga pret-à-porter

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yogaUn sempre maggior numero di aeroporti sta creando sale per lo yoga e la meditazione, sia per gli addetti ai lavori sia per i passeggeri. L’elenco conta tra i suoi partecipanti soprattutto aeroporti d’oltreoceano, come San Francisco, che dal 2012 ha creato anche un raccordo tra i Terminal 1 e 2 per poter raggiungere più facilmente la sala e creerà un’altra sala yoga anche nel Terminal 3; o l’O’Hare di Chicago, il Dallas-Fort Worth e il Burlington nel Vermont. Il fenomeno ha suscitato l’interesse di alcuni analisti, i quali hanno evidenziato gli aspetti stressanti dei viaggi e degli aeroporti, e la necessità di uno spazio dove rilassarsi, meditare e fare un po’ di stretching. Le sale sono state maggiormente apprezzate negli aeroporti più grandi, dove i passeggeri trascorrono più tempo aspettando le coincidenze.

In molti, nell’arco degli ultimi vent’anni, hanno trasformato cappelle esistenti in santuari interreligiosi, tali da poter offrire uno spazio silenzioso; con la creazione delle sale yoga, ora, ci si è posti a cavallo tra sacro e profano, offrendo quindi non solo meditazione e spiritualità. Anche Londra ha fatto la sua parte. L’esperienza europea ha il suo precursore in Heathrow. I membri della linea aerea SkyTeam, infatti, avevano accesso alla sala (la SkyTeam Lounge), mentre gli altri viaggiatori potevano comprare un pass giornaliero. Inizialmente, sarebbe dovuto essere un esperimento momentaneo, ma ha riscosso così tanto successo lo scorso anno che la SkyTeam pensa di introdurre una sala yoga nella sua lounge all’Hong Kong International Airport, che aprirà quest’anno. L’idea è quella di privilegiare il benessere del viaggiatore, offrendo un luogo tranquillo e lontano dal caos e dal continuo movimento degli aeroporti.

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