Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Dis-Cover Girls, tutte le ragazze sono top model

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top modelBelle, statuarie, eleganti, raffinate, con le mani affusolate che si sfiorano il viso, colte nell’atto di attraversare la strada con un’innata regalità, o mentre si specchiano con un nuovo abito cercando, inutilmente, dei difetti, o compiacendosi per la scelta del look. Le modelle incarnano un esempio di femminilità cui tendere continuamente, anche quando la consapevolezza di non poter neanche lontanamente avvicinarsi a loro è palese – tanto quanto quella di non avere i poteri di Wonder Woman – i gesti e le movenze di noi donne comuni cercano un’emulazione continua.

Hai le caviglie tozze? Ecco la Heidi Klum che ti passa davanti gli occhi in tutta la sua snella figura con due grissini al posto delle giunture. Però, se anche tu ti depili come lei, come minimo ti puoi sentire meglio. Non hai la pelle perfettamente levigata? Che importa? Laetitia Casta ti dimostra che lei è gnocca tanto quanto te, basta che ti applichi il siero giusto sul viso e il gioco è fatto. Mi sembra abbastanza ovvio che non ci sia molto di veritiero – al di là di alcuni prodotti che danno effettivi risultati – ma in qualche modo ci sentiamo esattamente come loro, al punto di sentire su noi stesse quella perfetta fisicità, “Sì, mi sento meno gonfia, è vero sono bella esattamente come lei”, ma è un’illusione. E non sto parlando solo della nostra percezione, ma di tutto quanto queste perfette silhouette dimostrano. L’illusione di poter vivere una vita esattamente come quella di queste ragazze: senza difetti, piene di virtù, lontane da invidie e giochi di potere, dove la sola bellezza e la grazia contano.

Dietro la figura patinata della rivista, però, c’è una donna, a volte aggressiva, che non ama le critiche e che “attacca briga” a ogni occasione, perché nessuno si deve permettere di contraddirla; oppure è in difficoltà, gravi difficoltà, perché non riesce a reggere i ritmi, le richieste, le aspettative del suo lavoro e cade inevitabilmente alla mercé di strade non proprio ortodosse, per sopportare lo stress e per essere performante come tutti si aspettano che lei sia. Sfogliamo le pagine di un magazine e dietro di esse si mettono a nudo perché possiamo scoprirle esattamente come noi, umane, vere. Forti nella loro debolezza, proprio come quando scoppiamo in lacrime dopo una brutta giornata di lavoro; piene di sé e aggressive, esattamente come quando cerchiamo di difendere le nostre idee; stanche, abbandonate, in balia di complessi e giochi troppo grandi e forse troppo pericolosi. Come non sentirsi così quando si è sole a lottare per il proprio spazio nel mondo? E mentre arrivi all’ultima di copertina, il cerchio si chiude, loro e noi, raggiungiamo la perfezione in duecentoquaranta pagine.
Samantha Catini

L'Autore

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