Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Prossima la chiusura di “Promuovi Italia” e via i dipendenti: alla faccia dell’Expo

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Sembra addirittura beffardo: da un lato, stanno per accendersi i riflettori sull’Italia, a partire dall’1 maggio, grazie ad un Expo che è stato voluto, fortemente voluto per rilanciare l’immagine del Paese come magnete turistico e, dall’altro, una delle Società legate al Mibact del Ministro Dario Franceschini, dall’emblematico nome di ‘Promuovi Italia‘, non solo è spazzata via dalla spending review (effetto legittimo se realmente fosse ritenuta inutile), al quale si unisce però il rischio di creare un caso-pilota di licenziamento collettivo per i suoi 44 lavoratori a tempo indeterminato e per i 24 a progetto.

logo-expoIl ‘caso’ non trova grandi spazi sulla stampa, anche se colpisce un settore definito ‘strategico’, vieppiù in questo particolare momento ‘expo…nenziale’. E’ la dimostrazione che, sul tema promozione turistica, circolano poche idee, ma confuse e la logica della spending review colpisce ‘andò cojo cojo’.  Eppure, ci si aspettava che, oltre al Jobs Act ed alle liberalizzazioni – nonché alla nomina del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito -, il Consiglio dei Ministri dello scorso 20 febbraio trovasse il tempo di affrontare anche il tema ‘caldo’ della riorganizzazione dell’Enit, l’Ente di promozione turistica (nel frattempo commissariato e con le casse al verde), alla sorte del quale è legata anche quella di Promuovi Italia, oltre che dell’Ice: una riorganizzazione che avrebbe portato ad un accorpamento in un unico calderone. Invece, zero carbonella: stabilizzare 150 mila precari della scuola è sopportabile per le finanze pubbliche; mantenere l’occupazione per 68 lavoratori, peraltro con professionalità profilate proprio ad un altro settore strategico per la ripresa, sembra sia insopportabile, tant’è che già ora, nel limbo istituzionale in cui si trovano prigionieri, i semi-occupati di Promuovi Italia non percepiscono il loro stipendio.

La via crucis dell’Agenzia

Ricostruiamo, però, la situazione, oggi in fase di stallo, mentre sempre più vicino pare la soluzione del licenziamento collettivo. Partiamo dal principio per comprendere la via crucis dell’Agenzia, che dichiara una mission di assistenza tecnica alla Pubblica Amministrazione. La Società nacque nel 2005 per essere braccio operativo dell’Enit; nel 2013, in applicazione della legge 12/2012 sulla spending review, fu segmentata, passando una prima tranche degli originari 110 dipendenti nonchè delle commesse in essere alle dipendenze di una Società in house del MISe, ‘Invitalia’. I due Ministeri sottoscrivono un accordo, in cui s’impegnano al mantenimento dei livelli occupazionali.

promuovitaliaSegue un periodo di stallo, causato da faide interne, culminate con il licenziamento di quattro dirigenti, nonché da una paralisi nell’acquisizione di nuove commesse (laddove l’Expo e le sue declinazioni sarebbero stati il terreno fertile per acquisirle). La crisi sfocia in un decreto legge di liquidazione di ‘Promuovi Italia’, nel maggio 2014. Nello stesso Decreto si esplicita che il personale doveva essere ricollocato nell’Enit che, a sua volta, era in fase di riorganizzazione; altrimenti – sempre per tutelare i lavoratori – in Invitalia o in Italia Lavoro. Mai, infatti, si era paventato il licenziamento. Dopo la nomina del liquidatore, nel luglio 2014, segue un altro periodo buio che porta, da ottobre 2014, anche al rischio della mancata corresponsione degli stipendi. A dicembre, ulteriore doccia fredda: la riorganizzazione dell’Enit si ferma perché non ne è approvato il nujovo Statuto ed anche perché il Governo pare vorrebbe procedere ad un accorpamento, quello che si attendeva fosse varato nel Consiglio dei Ministri del 20 febbraio scorso.

In vacatio assoluta d’indicazioni al proposito, lo scorso 11 febbraio il liquidatore nominato sette mesi fa procede ad avviare le procedure per il licenziamento collettivo per cessazione dell’attività. Il personale, illuso di essere tutelato dall’accordo fra i due Ministeri, si trova sull’orlo del baratro di andare a rimpinguare l’esercito dei disoccupati. Eppure, è tutto personale qualificato, utilissimo al core business italiano in generale, ovvero il turismo e, in particolare, per la contingenza dell’Expo. La dimostrazione che, in Italia, siamo bravissimi a farci del male.

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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