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molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Al Qaeda punta all’Asia e l’Isis minaccia anche la Russia

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L’Islam radicale non si concede soste e si spartisce il mondo. Dopo la rottura con i jihadisti dell’Isis che hanno occupato larghe aree dell’Iraq e della Siria e sognano la restaurazione di un grande califfato dove l’unica legge sia quella coranica reinterpretata in chiave fortemente anti-occidentale, Ayman al Zawahiri, il leader di al Qaeda, la grande rete del terrore creata da Osama Bin Laden, che continua a essere fortemente presente in Afghanistan e Pakistan, ha annunciato in un video diffuso online la nascita di nuove basi in India, Bangladesh e Birmania, un’area del mondo “dai confini artificiali”.

“Basi – ha spiegato il nuovo principe del terrore – la cui creazione è cominciata due anni fa, con l’arrivo dei nostri guerrieri in India”. Un sogno-incubo quello raccontato in arabo e urdu da al Zawahiri nel filmato che dura 55 minuti che suona quasi come una voglia di rivalsa nei confronti dei nuovi jihadisti dell’ Isis e di affermazione della supremazia del brand di al Qaeda, che vuole tornare a riappropriarsi della sua sanguinaria leadership.

“Al Qaeda – ha ripetuto al Zawahiri –  è un’ entità che venne costituita per mettere in pratica il messaggio dell’imam Osama Bin Laden, che la grazia di Allah sia con lui”, che faceva appello all’ umma, la nazione musulmana, a “intraprendere la jihad contro i suoi nemici, per liberare la sua terra, restaurare la sua sovranità e il califfato” cancellando tutte le ingiustizie.

Fortemente centralizzata, fondata su una salda gerarchia, la rete creata da Bin Laden non ha subito forti modificazioni genetiche, non si è adattata ai nuovi tempi e continua a perseguire la strategia del suo fondatore, inseguendo atroci ideali di conquista di proseliti nel mondo attraverso una guerra all’occidente fatta di attentati random, mirata a colpire nemici lontani.

L’Isis, invece, nata dalla crisi siriana è radicata sul territorio e punta a conquistarlo metro per metro, combattendo chiunque ostacoli la sua avanzata e ha l’obiettivo di ampliare i confini del Califfato. Nero è il colore della morte che semina, delle tute dei miliziani del suo esercito, delle sue bandiere. Ha una struttura decentrata in una sorta di province, affidate alla gestione di un gruppo di uomini. Predica l’Islam più intransigente e si rivolge alle sacche più povere della popolazione, reclutando tra le sue fila i bambini per indottrinarli. L’Occidente è il nemico dei nemici, come per al Qaeda. Ma un nemico che è senza distinzioni: può essere inglese, americano, anche russo. Ed è proprio Mosca il nuovo e ultimo bersaglio contro la quale starebbero preparando una grande offensiva terrestre. “Noi libereremo la Cecenia e il Caucaso”, predicano i jihadisti neri in un nuovo video, rivolgendosi a Vladimir Putin.

Uno scenario che richiede con urgenza nuove strategie da parte delle grandi potenze. Ed è anche di questo, oltre che della crisi ucraina, che si discuterà al vertice Nato che si apre oggi a Newport in Galles.

Ildegarda Seaman

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