Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Canto l’amore per i sushi bar: “Non luoghi” ideali per viaggiare con la fantasia

0

Amo i Sushi Bar! Sono luoghi un poco asettici ma nello stesso tempo caldi, esattamente come le sale d’attesa degli aeroporti: funzionali, pulite, ordinate. Una certezza, insomma, in questo mondo dove tutto è davvero precario. Non c’è niente di meglio che andare a mangiare sashimi e nigiri quando si ha bisogno di far pace con sé stessi. Il nastro che gira è ipnotico e i colori sgargianti dei piccoli capolavori, realizzati in diretta dai cuochi giapponesi, sono una festa per gli occhi e per il cuore. I Sushi Bar sono un “non luogo” fantastico, capace di proiettarti in mondi lontani e consentirti un’evasione totale.

Sushi bar, i misteriosi avventori

sushi barE’ favoloso osservare gli avventori di tali piccole e segrete meraviglie urbane. Spesso, soprattutto a pranzo, puoi trovare uomini soli, donne eleganti, artisti in incognito e amori festanti (perché, chi li frequenta, è dotato di uno spiccato senso estetico). Questi ristoranti ti consentono di fantasticare, proiettare ciò che vuoi sul personaggio che siede al tuo fianco, perché non puoi prenotare, ti ritrovi a sedere dove capita. Tutto è random: non scegli cosa mangiare, se non tra quello che il rullo ti offre. Così ti abbandoni, privo di responsabilità, lasciandoti ispirare da una presentazione delle vivande che diventa quasi una danza. E’ un po’ una metafora di come dovrebbe esser presa l’esistenza.

Lost in Translation

In alcuni, in particolare, si ha la sensazione di essere catapultati nell’atmosfera di un film che ho molto amato, “Lost in Translation”, la bella pellicola di Sofia Coppola ambientata a Tokyo (con Bill Murray e Scarlett Johansson) che racconta di una liason molto particolare tra un attore di mezza età e una giovane sposa annoiata. Ma quello che mi ha davvero colpito sono gli ambienti dell’hotel in cui si svolge principalmente la trama, molto simili, per caratteristiche e sensazioni che evocano, a quelli dei Sushi Bar.

La cucina di Banana

sushi barPerò ho iniziato ad amare veramente il cibo giapponese dopo aver letto il bellissimo romanzo “Kitchen” di Banana Yoshimoto, un tributo alla sublime arte nipponica. Ogni pagina è un raffinato accostamento di sapori, profumi e sentimenti. La scrittrice, cuoca e buongustaia, trasmette il suo amore per la cucina in maniera intensa e appassionata. Pirofile e zuppiere colorate, scodelle, piatti, bicchieri scintillanti, boccali di birra: questa per la protagonista Mikage è la completezza. L’amore, il dolore, la paura e la solitudine si fondono armoniosamente con il desiderio di creare, offrire e assaporare insieme pietanze belle da vedere e deliziose al palato.

La ricetta per la felicità

Il cibo condiviso diventa una ricetta per la felicità: è un modo per sconfiggere la tristezza e consolidare i legami con gli altri. E così quando l’amante Yuiki si chiede, “Perché quando mangio qualcosa con te è sempre così buono?”, mi viene da pensare che il vero segreto non stia nella ricetta, ma in questa frase: “Forse perché siamo in famiglia”. Perché, magari, mangiando quel katsudon in due, il vuoto che ognuno di noi si porta dentro non sembra più così terribile e profondo. L’importante è scegliere bene con chi assaporarlo!

Carla Cace

L'Autore

Lascia un commento