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Abraham Lincoln

Ci amiamo? “Chiamamose strano”…

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nomignoli dolci“Trottolino amoroso” non è solo il ritornello di una vecchia canzone, ma anche uno dei tanti nomignoli e vezzeggiativi usati dagli innamorati e dagli amanti nei momenti di intimità e non solo. Passerotto, orsacchiotto, gattina, cioccolatino, sono solo alcuni degli appellativi maggiormente utilizzati dalle coppie di innamorati. C’è chi opta per soprannomi classici e chi invece dà libero sfogo alla fantasia. Ad ogni modo, qualunque sia la scelta, la prassi di attribuire al proprio partner un epiteto è piuttosto diffusa a tutte le età. Ma perché gli innamorati sentono l’impulso di chiamare la loro dolce metà in maniera più o meno buffa? Ogni coppia conia particolari forme di comunicazione ed ognuna usa vezzeggiativi affettuosi che esprimono l’affiatamento, la complicità di coppia e sentimenti di vario genere nei confronti dell’altro. Gli amanti non peccano certo di creatività, hanno un ricco glossario di appellativi per far sorridere, per amoreggiare e, perché no, anche per prendersi un po’ in giro. Ne esistono di ogni genere, adatti a tutti e a tutte le circostanze, ma sempre legati all’espressione di particolari sentimenti.

Ai più scontati “amore” o “tesoro” si sono sostituiti appellativi più carini, teneri e simpatici e soprattutto originali. Dai classici “zuccherino” e “babà” per esprimere sentimenti di tenerezza, a quelli che esprimono sentimenti di accudimento e protezione verso l’altro come “micetta”, “topolino” o “pesciolino”, passando per quelli che, in un certo senso, tradiscono un’attrazione per l’altro, che può essere vissuto come un cibo appetibile, “patatina, funghetto, fragolina”. Ci sono poi, quelli che hanno un chiaro significato sessuale, come “cespuglietto” o “porcino” o, ancora quelli che indicano particolari caratteristiche o qualità fisiche dell’altro dalle quali siamo colpiti, come ad esempio, “nasino”. I diversi appellativi, inoltre, variano anche in base alla situazione, un uomo può essere “cucciolotto” quando si perde in effusioni o “stallone” quando viene desiderato sessualmente. Al riguardo, una ricerca dell’Università di Boston sostiene che l’uso di titoli amorosi e dolci sia un segnale dell’amore vero, quindi, quella che per qualcuno può sembrare una sdolcinatezza insulsa e inutile, ha in realtà un suo perché e un valore ben preciso. L’uso di questi epiteti ricorda il linguaggio con cui i genitori si rivolgono ai bambini piccoli.

Nell’ambito della coppia, il ricorso a questi appellativi affettuosi e, se vogliamo, bambineschi, è un preciso segno dell’amore e dell’impatto emozionale che si nutre nei confronti della persona amata. Nell’amore erotico le basi emozionali sono le stesse che legano i genitori ai loro bambini; questo modo di parlare è frutto dei nostri ricordi infantili e del modo amorevole in cui ci parlavano i genitori che continua ad avere una certa valenza anche in età adulta. Crescendo, quindi, continua a evocare intimità e affetto, rispecchiando il sentimento e l’impatto emozionale nei confronti della persona amata, oltre che una buona intesa affettiva di coppia. Tutto questo è frutto della chimica dell’amore, in particolare della dopamina, il neurotrasmettitore responsabile della particolare sensazione di benessere che proviamo quando siamo innamorati e sappiamo di essere corrisposti. Questa sostanza si attiva anche nei bambini piccoli in presenza delle coccole di mamma e papà, una situazione in cui il bimbo sperimenta la dolcezza di sentirsi sicuro e amato, sperimentazione che poi si proverà da adulti tra le braccia del proprio amato/a. E tu, come chiami il tuo partner?!

Valentina De Maio

L'Autore

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