Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

L’inquietante bar Church, galleria d’arte e attrazione turistica di Atlanta

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bar churchIl fascino indiscreto dei tabù infranti: solo così può spiegarsi il grande successo riscosso ad Atlanta, la capitale dello Stato della Georgia – viene in mente, in automatico, Via col Vento e la Guerra di Secessione –, di un bar, inaugurato nel 2010, dal nome un po’ eretico: “Sister Louisa’s Church of the Living Room & Ping Pong Emporium”, conosciuto in loco con l’abbreviazione di ‘Church’. Per mantenere ‘fede’ all’insegna, il locale è arredato in maniera baroccheggiante e pullula di opere a tema religioso; ma non pensate di trovarvi una Madonna di Guido Reni o la piccola tavola ‘Stimmate di San Francesco’ di El Greco (che, infatti, risulta inserita in una collezione privata). Piuttosto, in una contaminazione pop, le opere (quadri e statue) a sfondo religioso trasmettono messaggi ironici e persino sull’orlo della blasfemia.

Ad esempio, sulla porta di sicurezza (ovvero quella utilizzata nel caso si dovesse evacuare il bar per un’emergenza) si legge una scritta ‘estrema’ “Ogni volta che usi questa porta, Gesù uccide un gattino”; il confessionale, invece, presente come pezzo di arredo, è stato trasformato in cabina per foto-tessera; l’organo serve per il karaoke. Sono in pochi a scandalizzarsi, anzi; il tutto viene preso per una goliardata e magnetizza un gran pubblico, rivelandosi uno straordinario strumento di marketing: un po’ come un famoso ristorante romano, ‘La Parolaccia’ dove i clienti andavano apposta, più che per la carbonara e l’amatriciana, per farsi insultare dal personale di sala. Il bar di Atlanta, oltre ad attirare locali e turisti, è talmente à la page che è diventato tappa anche per i VIP di passaggio nella città Usa: i celebrities watcher, ad esempio, hanno avvistato al Church Lady Gaga e Ben Stiller. Il proprietario di questo insolito bar si chiama Grant Henry ed è un artista. In realtà, il bar è il suo atelier, che Henry utilizza per mettere in mostra le proprie opere e per acchiappare clienti che apprezzino l’arte ‘di rottura’. “E’ una galleria d’arte che vende anche alcolici”, spiega. Ammette la possibilità che il cliente possa avere due tipi di reazione: può fermarsi alla superficie religiosa delle opere, senza coglierne lo spirito provocatorio; può esserne scandalizzato e supporre che, prima o poi, Dio fulmini l’autore di tali opere blasfeme. Sapere che Grant Henry sia stato da ragazzo in seminario, però, può far ipotizzare dei suoi conti aperti con la religione (e i religiosi) e contro il modo in cui essa veniva insegnata e praticata.

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