Non preoccuparti di cosa sta per fare qualcun altro.
Il miglior modo per predire il futuro è inventarlo.

Alan Kay

L’isola della rugiada. Una storia del 1300 dal sapore contemporaneo

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Il racconto nasce in Andalusia, verso la fine del 1300. Dopo una epidemia di peste nera che ha decimato la popolazione. Pilar, una giovane donna che aveva perso il marito e un figlio in un naufragio, accoglie bambini abbandonati e porta soccorso ai naufraghi della Baia senza fare distinzione di razza o religione. La donna ha in cuore un grande progetto ” i Bambini, la scuola, l’ospedale “. I 3 bambini protagonisti, due maschi e una femmina, sono bambini abbandonati, o forse orfani, il primo è cristiano, il secondo ebreo, il terzo musulmano, appartengono a tre etnie diverse, ma giocano insieme, ed in virtù del fatto di essere stati soccorsi insieme, stringono un patto di solida amicizia che durerà per la vita. I tre trovano in Pilar la loro nuova mamma. La storia si intreccia di colpi di scena, di fughe rocambolesche, di incontri inaspettati, di atti di eroismo, di crudeltà ma anche di affetto e di riscatto sociale, di libertà, di speranza.

isolaUn libro di avventura che costruisce una tensione, un libro valoriale, che stimola il lettore ad interessarsi alla storia, perché i dialoghi rappresentano l’affresco di un’epoca: i Templari e Filippo V, la guerra fra Genova e Venezia, tutte cose studiate, ma che con il passare degli anni non si ricordano più; costruisce un intreccio narrativo in senso geografico, passa da un luogo ad un altro mettendo al centro il lettore, lasciando spazio a quell’immaginario che è in ognuno di noi, stimolando la ricerca geografica di quei luoghi ed è un invito a perfezionare le proprie conoscenze. I ragazzi che venivano dall’Isola della Rugiada arrivano all’Isola del Collego di Spagna, in Italia, a Bologna. Storicamente il Collegio di Spagna fu costruito nel 1364 e i migliori studenti spagnoli venivano inviati a Bologna a studiare diritto, chi studiava rientrando in Spagna diventava classe dirigente. Un libro di avventura si, ma che esprime fratellanza, dignità dell’uomo, una storia che si svolge in un ambiente, la Spagna del 1300-1400 dove si respirava una cultura alta, e dove la stessa rappresentava il riscatto in una società evoluta. Eravamo negli anni del Giubileo, non c’erano gli ospedali, e i presidi medici erano nei conventi, i monaci non usavano le medicine, e quindi, una grande attenzione è stata data all’uso delle erbe. Samir dice : “da grande farò il medico”: si instilla la possibilità del riscatto sociale attraverso lo studio. In un libro di sole 200 pagine viene riportato un mare di informazioni, un enorme lavoro di ricerca è stato fatto dall’autrice, un libro che non annoia mai ma che stimola la curiosità del lettore.

Una lettura destinata a ragazzi e non che ci invita a riflettere sulla drammatica situazione che stiamo vivendo a Lampedusa con le migliaia di profughi che cercano di raggiungere le nostre coste per mettersi in salvo dalla guerra e dalle epidemie. Uno scritto che mette al centro il valore dell’amicizia messo a dura prova dall’evolversi degli eventi ma che comunque prospetta un futuro positivo e di solidarietà. Vogliamo fare anche una piccola critica all’autrice: come ci insegna la poetica di “Aristotele” i protagonisti non devono essere troppo buoni nè troppo cattivi. Alla fine comunque il messaggio forte che l’autrice fa emergere dalla lettura di questo libro è che” siamo tutti fratelli senza distinzione di razza, religione, censo” e che le donne possono essere il ponte tra le fedi, perché garanti della vita. Un libro che offre una risposta esistenziale:” la vita, come il romanzo, non ha vera fine” .

Simona Agostini

L'Autore

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