Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

New York. Quello shisha cafè da paura chiamato Isis

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A New York c’era una volta, fino a pochi mesi fa, uno shisha bar non di lusso, ma  sempre affollato, dove ci si ritrovava la sera per fumare insieme il narghilè, bere caffè e fare quattro chiacchiere dopo un’intensa giornata di lavoro. Quel locale c’è ancora. Ma è vuoto. Tutti i clienti sono scappati via. Colpa del nome, al quale prima neppure ci si faceva caso, un nome come un altro, che all’improvviso invece è diventato un nome che fa paura, perché evoca sangue, violenza, orrore. Isis. Isis, come l’acronimo dello Stato islamico di Iraq e di Siria, il bersaglio dei raid americani, il nuovo nemico del suo Paese adottivo. Così Michil Gadalla, egiziano copto, immigrato da tempo negli Stati Uniti, deve cambiare l’insegna. Gli costerà, riferisce il giornale “al Arabiya”, 8 mila euro. Ma dovrà farlo se vuole sopravvivere e non destare più scandalo nel quartiere o scatenare reazioni inconsulte da parte dei passanti. E’ inutile che continui a spiegare a tutti che il suo shisha cafè si chiama così dal 2010, quando i jihadisti decollatori non erano neppure nella mente del mondo. Ma il signor Gadalla non è l’unica vittima del nomina numina dei terroristi islamici.

Ha dovuto cambiare in gran fretta nome anche l’Isis Mobile Wallet, l’app per effettuare pagamenti attraverso l’iphone. E’ stata ribattezzata Softcard proprio per evitare ogni riferimento ai terroristi. Lo stesso hanno fatto un noto coiffeur londinese e l’omonimo magazine che hanno dovuto cancellare la spaventosa parola dal loro logo. Ora si chiamano solo Mag e la speranza è che non si appropri del nome qualche altro gruppo della galassia jihadista.

 

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