"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Per i giovani c’è ancora un futuro da coltivare

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L’Italia è un Paese pieno di contraddizioni. Con una soglia di disoccupazione giovanile al 43,3% ci si aspetterebbe un esercito di “bamboccioni”, come li chiamò qualcuno, inermi e senza voglia di sperare in un futuro che è ormai diventato un’utopia. I ragazzi di oggi non ci stanno, e se la prospettiva di avere salario minimo, famiglia, casa e aspettative di vita migliori non arrivano dalle imprese, si organizzano in altro modo. In tempi di crisi economica si torna a coltivare la terra, è questa la risposta dei giovani che travolti dall’incertezza del domani non vogliono stare a guardare ma preferiscono agire, sporcandosi le mani.

Ed è subito boom di agricoltori. Un’indagine di Coldiretti/Sgw rivela che il 50% degli under 35 preferirebbe la vita nei campi al famoso posto in banca, tanto consigliato da mamme e nonne e sinonimo di sicurezza lavorativa. Ma chi sono i nuovi “ragazzi di campagna”? L’identikit è inaspettato: livello di istruzione alto, con titoli di studio specifici, geometri, ingegneri e esperti di comunicazione. Ritorno al passato? Assolutamente no, per molti questo è il lavoro del futuro. Non bisogna farsi ingannare dal clichè dell’agricoltore che per pochi soldi si spaccava la schiena, oggi questo è uno dei pochi settori che funziona.

Le aziende agricole non conoscono crisi

Crescono infatti le assunzioni nelle aziende agricole che registrano un incremento record del 3,6%. Il dato non si fermerebbe qui: per la Coldiretti, si avranno almeno altri 100mila nuovi posti di lavoro durante i prossimi tre anni proprio in questo campo. Il lavoro della terra potrebbe rivelarsi, dunque, un’alternativa al precariato per tanti giovani laureati. Ad aiutare le figure specializzate che intendono reinventarsi è il piano “#campolibero” del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali che prevede di dare un’opportunità sia ai giovani che a chi intende dar loro una mano. Il provvedimento adotterà misure per la nuova generazione che vuole dedicarsi all’attività agricola come la detrazione per l’affitto di terreni al 19% per i coltivatori diretti o gli imprenditori che abbiano meno di 35 anni,
Inoltre, incentivi per l’assunzione di risorse con contratto a tempo indeterminato e determinato di minimo 3 anni, con uno sgravio di un terzo della retribuzione lorda.

Sono previsti anche mutui a tasso zero per nuove imprese agricole under 40 e l’apertura società agricola in 60 giorni. Lato azienda, il decreto prevede deduzioni Irap per ogni lavoratore assunto con contratto a tempo determinato di almeno 3 anni e per almeno 150 giornate all’anno. Insomma, siamo pronti per una nuova idea di agricoltura che punta ad un business innovativo e redditizio.
A dimostrarlo sono oggi le 161mila le aziende capitanate da ragazzi di età inferiore ai 40 anni che fatturano, grazie all’import – export, ingenti somme di denaro. Pensare attraverso le dinamiche open mind non è, e non sarà più, una caratteristica esclusiva degli uomini d’affari della grande finanza: le conoscenze ripartono dalla terra, dalle mani, dalle idee e dalla testa di tanti giovani preparati che non sopportano più vedere sprecate le proprie competenze.

 Barbara Gherardi

vedi articolo “Braccia che tornano all’agricoltura: istruzioni per l’uso”

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