"Tutto è fatto per il futuro, andate avanti con coraggio".

Pietro Barilla

Pretty Woman 25 anni dopo: la vita è un film

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Sono passati 25 anni da quando è stata girata quell’indimenticabile scena nel negozio in Rodeo Drive a Beverly Hills, quella con la commessa con la “puzza sotto al naso” che scaccia Vivian perché lei e il suo look erano inappropriato. “Pretty Woman” ha compiuto un quarto di secolo: la cascata di capelli rossi di Julia Roberts, i suoi sorrisi, il fascino di Richard Gere e la loro prima bizzarra e poi unica storia d’amore hanno conquistata milioni di spettatori. Una moderna versione di “My fair lady”, ma con il sesso e le parolacce, una commedia più che brillante – e decisamente romantica – che ha saputo stravolgere alcuni canoni estetici fino ad allora (e a oggi!) inviolabili.03042015_juliaroberts

Sono partita non a caso dalla scena della commessa biondina con le pettinatura da tirolese (ve la ricordate? Sembrava Clara, l’amica sfortunata e ricchissima di Heidi), perché racchiude l’essenza del perbenismo anni ’90. Donna bellissima, sguardo e modi accattivanti, giacca over-size per “coprire” un mini-dress cut-out (praticamente nuda), stivaloni sopra il ginocchio, numerosi gioielli di dubbia fattura, uguale: prostituta, poco di buono, assolutamente fuori di qui. E questo le avrebbe dato ragione se dopo l’uscita e il successo del film non fosse diventato assolutamente trendy imitare il look provocante e sexy di Vivian (aka Julia Roberts).

Molte volte mi rendo conto che la riuscita di un look visto al cinema diventa un’influenza dilagante fuori dal grande schermo. Così mentre ancora oggi ci commuoviamo nel vedere il grande avvocato Edward Lewis arrampicarsi per baciare la sua bella, allo stesso tempo impazziamo all’idea di mettere degli stivaloni di pelle nera alla guascona, abbinare un trench piuttosto abbondante per la nostra taglia, su di un vestitino troppo corto, mettere una camicia di cotone bianca sblusata sui pantaloni, per poi scoprire che anche in un abito bon-ton siamo altrettanto belle e provocanti.03042015_juliaroberts(1)

Se può sembrarvi assurdo, rifletteteci su. E non è colpa della nostra scarsa capacità di avere idee originali, tutt’altro. Molto spesso credo dipenda dall’identificazione più o meno positiva che abbiamo nel personaggio. Mi spiego: è il messaggio del film, la storia del personaggio, lo sviluppo dell’intreccio tra i vari protagonisti e il finale a farci identificare al punto da trovare interessante e valido il suo abbigliamento. Vale per gli uomini e per le donne, del resto quanti e quante di voi non hanno comprato un paio di Onitsuka Tiger per sentirsi un po’ come Beatrix Kiddo? Non è una semplice identificazione con le vicende che accadono (anche eprché metà delle popolazione mondiale non fa la prostituta o il killer professionista), ma un impulso positivo a non fermarsi alla semplice apparenza, dietro alla quale quasi sempre si nasconde un animo nobile, dal cuore ferito, che conosce le maniere gentili ed eleganti. Niente di più che la normale amministrazione nella vita reale.

Samantha Catini

L'Autore

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