La miglior cosa del futuro è che arriva un giorno alla volta.

Abraham Lincoln

Quei bei mariti di una volta

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Va un po’ così ovunque nel mondo, non soltanto in Italia. Certo, c’è sempre la dovuta eccezione come il ventenne con la testa al passato che fa finta di credere alla storia dello spirito santo, perché come la Madonna anche la propria madre è intoccabile. Ma è sempre più un fatto isolato. I suoi coetanei, di sicuro quelli più grandi, in tema di donne ne hanno fatto di strada, e parecchia. Conoscono tutte le fasi che costituiscono il ciclo ovarico. Portano il conto esatto della tua mestruazione, calcolano i giorni fertili con la precisione di un contraccettivo infallibile. Ne riconoscono i sintomi: crampi al basso ventre, aumento del desiderio, consistenza del seno. Forse è soltanto l’ennesima moda. Magari c’entra parecchio il passaparola di informazioni che inondano il web o semplicemente è un desiderio piuttosto inconscio di emancipazione maschile. Il fatto è che sempre più uomini affrontano con rara disinvoltura il variegato universo dell’intimo femminile. A cominciare dallo shock della prima visita ginecologica insieme.

Il marito diventa ‘onnipresente’

corso-pre-partoVogliono essere coinvolti, sempre vicini, tenere la compagna per mano, rassicurarla fino dove gli è consentito avanzare, per poi assisterla almeno a parole, finanche da dietro un mestissimo separe’: “togliti le mutandine e sistemati sul lettino, d’accordo amore?” Sono i fan del presenzialismo ad oltranza: primo controllo, seconda eco. Amniocentesi e morfologica. La proprietà di linguaggio è pregna di un rinvigorito orgoglio maschile. Sanno di biometrie, accrescimento del feto, flussimetria e placenta. Quando il ginecologo usa lo speculum il marito ‘accudente’ si mette pure lui a guardarvici dentro, neanche fosse un binocolo di precisione. Mentre tu te ne stai a gambe all’aria come un tacchino farcito, lui – il super marito – continua tranquillamente a straparlare col medico. “Questo qui è l’utero, quello il collo chiuso”, gli spiega il dottore che di solito è maschio perché gli uomini in genere vanno meno di fretta, sono più scrupolosi e un tantino più dolci di una ginecologa donna.

La de-eroticizzazione del rapporto

Il processo di de-eroticizzazione inizia con il primo giorno di gravidanza per culminare quando il super papà – camice verde e cuffietta – è il primo a varcare la soglia della sala parto. E pazienza se l’ennesimo studio (questa volta porta la firma dell’University College di Londra) la dice lunga sui rischi che si corrono quando il proprio compagno assiste al travaglio: la donna soffre parecchio di più e, dati alla mano, il matrimonio fallisce più in fretta. In quel momento è lui il vero eroe come immortalano i selfie, la sua propensione alla genitorialità – altissima – è addirittura certificata da un test (Ti medichi da solo le piccole ferite? Fai vacanze avventurose? Accompagni tua moglie a scegliere i vestiti? Guardi mai la tv insieme a lei?).

In quella stessa posizione da ore – il corpo sorretto solo fino al bacino – ogni parola del super marito ti raggiunge più fastidiosa di un nuovo spasmo, oramai inevitabile come l’andirivieni di contrazioni. “E’ solo un doloretto passeggero”, va ripetendo mentre ti idrata le labbra, nel frattempo addenta un tramezzino al formaggio. Ovvio: sa già tutto su allattamento, pappe, orari del bimbo, pannolini (comprese le marche) e sulla temutissima aggiunta nel caso in cui la montata, orrore, non dovesse arrivare. E’ lui che lo cambia, gli fa bagnetto, se il bebè strilla ed è sempre lui che corre per primo. Intendiamoci, ci sono anche vantaggi con un uomo del genere (altroché se ci sono). Tuttavia se l’invasione di campo diventa totale e il papà fin troppo materno qualcuna dopo un po’ potrebbe anche storcere il naso invocando i bei mariti di un tempo, quando la femminilità era un po’ più misteriosa e i ruoli estremamente distinti. Una mia amica ad esempio una volta m’ha confidato di quanto era quasi meglio, al confronto, un suo ex fidanzato al quale il ginecologo si trovò a dover spiegare tutto, ma proprio tutto. “Capito?”, mi disse con un po’ di imbarazzo. Intendeva: spiegare a lui ogni cosa, in particolare mostrare a lui come deflorare lei.

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