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Paul Valéry

Sahara: bloccato valico di Guerguerat, reazione a riconoscimento piano del Marocco

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Si registrano tensioni al valico di Guerguerat, al confine tra Marocco e Mauritania, dove da giorni i miliziani del fronte Polisario provenienti dalla vicina Algeria hanno bloccato il traffico commerciale tra i due paesi minacciando gli autisti dei camion che attraversano la zona. Si tratta di una risposta violenta e disperata alle recenti vittorie diplomatiche ottenute dal Marocco che con l’apertura di nuovi consolati generali a Laayoune e Dakhla vede aumentare di giorno in giorno il numero dei paesi che sostiene il piano marocchino di autonomia regionale del Sahara e la legittimità della sua sovranità in quella zona. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la notizia dell’avvicinarsi dell’apertura di un consolato del Qatar e della Libia a Laayoune. Salirebbero così a tre i paesi arabi ad aprire una sede in città sostenendo di fatto il piano di sviluppo del Marocco per quell’area. Se infatti il Polisario prosegue la sua politica di scontro violento e di ricorso alle armi, alla luce della recente minaccia di rompere il cessate il fuoco firmato nel 1991 col Marocco, Rabat ha deciso di seguire un’altra strada che è quella dello sviluppo economico e sociale per la regione che ormai, dal punto di vista strutturale, e più sviluppata di molti paesi africani. Sono tanti i paesi che riconoscono questo impegno di Rabat. Uno di questi e un paese che ha fatto dello sviluppo la sua parola d’ordine al punto da prepararsi ad ospitare l’Expo come gli Emirati Arabi Uniti.

Abu Dhabi ha infatti inaugurato un consolato generale a Laayoune, diventando così il terzo Paese arabo ad avere una rappresentanza nella zona e rafforzando così il piano di autonomia regionale proposto dal re Mohammed VI. L’apertura di questa sede diplomatica non avviene a caso, ma in un periodo nel quale è in corso una vera e propria offensiva diplomatica da parte di Rabat. Il Marocco sta trovando sponda in diversi paesi che hanno compiuto una scelta simile a quella degli Emirati. Si tratta della nona rappresentanza diplomatica inaugurata in città in meno di un anno ed è arrivata alla vigilia della celebrazione in Marocco della “Marcia Verde”.  Pochi giorni prima la Repubblica dello Zambia e il Regno dello Swaziland avevano inaugurato il loro consolato generale a Laayoune. Attualmente le due grandi città delle province sahariane, Laayoune e Dakhla, ospitano da meno di un anno, non meno di 16 consolati generali, principalmente di paesi africani. La città di Laayoune ha visto quest’anno l’inaugurazione degli uffici consolari del Regno di Swaziland, Unione delle Comore, Gabon, Repubblica Centrafricana, Sao Tome e Principe, Burundi, Costa d’Avorio, dallo Zambia e dagli Emirati Arabi Uniti. Dakhla, da parte sua, ha visto l’apertura di rappresentanze di Guinea Equatoriale, Gambia, Guinea, Repubblica di Gibuti, Liberia, Guinea-Bissau e Burkina Faso. E’ questo il frutto del successo dell’iniziativa diplomatica di Mohammed VI che ha riportato il Marocco all’interno dell’Unione Africana, occupando lo spazio lasciato vuoto da suo padre, Hassan II, e riportando la maggioranza dei paesi del Continente al fianco di Rabat su questa questione.

Un altro importante colpo per la diplomazia di Rabat è stato messo a segno lo scorso fine settimana, quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prorogare di un anno il mandato della missione Minurso. Pur chiedendo la nomina di un nuovo inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per il Sahara, il Consiglio di sicurezza ha incoraggiato “la ripresa delle consultazioni tra le parti interessate in questa controversia regionale, vale a dire Marocco, Algeria, Mauritania e Polisario, e il prossimo inviato Onu”. La risoluzione 2548, adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 30 ottobre 2020, “definisce quali sono le parti in questo contenzioso regionale sul Sahara, sottolineando espressamente il ruolo dell’Algeria, citato ben cinque volte nel testo”, ha commentato il ministro degli Esteri marocchino Nasser Bourita, all’agenzia di stampa nazionale “Map”. Il Consiglio di sicurezza “chiede quindi all’Algeria di assumere un ruolo commisurato al suo coinvolgimento politico, diplomatico, militare e umanitario in questa disputa regionale”, ha affermato il ministro marocchino, sottolineando che “nessun processo politico è concepibile senza il coinvolgimento effettivo e costruttivo di questo Paese”. Il ministro marocchino ha detto che la risoluzione vuole inviare un messaggio chiaro in primo luogo sulla questione del censimento delle popolazioni nei campi di Tindouf: “Il Consiglio di Sicurezza sottolinea così la responsabilità dell’Algeria, che è nel dovere di adempiere ai propri obblighi internazionali. Si chiede anche coerenza nella definizione del mandato della Minurso, spiegando che il Consiglio di Sicurezza conferma che questo mandato è limitato alla rigorosa osservazione del rispetto del cessate il fuoco”, ha aggiunto.

Mentre tutto questo avveniva tra Laayoune e il Palazzo di Vetro di New York, in Algeria i vertici del Polisario non potevano che incassare la sconfitta ritornando a mostrare le armi con le solite parate militari, minacciando il ricorso al conflitto armato. Nel frattempo però a pagare questa politica di chiusura è la popolazione dei campi di Tinduf che è sempre più costretta ad entrare nelle formazioni terroriste o nel migliore dei casi a ricorrere a furti e razzie, come capitato il 18 ottobre in Mauritania, quando un cercatore d’oro mauritano della regione di Bir Moghrein è stato gravemente ferito dopo essere stato attaccato da tre cercatori d’oro sahrawi, secondo quanto riportato dal sito “Sahara Medias”. A pagare la reazione scomposta del Polisario è anche la popolazione mauritana, privata da una settimana degli approvvigionamenti di frutta e verdura. Il capo di Stato maggiore dell’esercito mauritano, generale Moctar Bella Chaabane, ha visitato infatti il valico di confine di Guerguerat con il Marocco per monitorare la situazione in questo valico, situato a 55 chilometri dalla città di Nouadhibou, la capitale economica del Paese. E’ dovuto scendere in campo anche il ministro del Commercio, dell’Industria e del Turismo mauritano, Naha mint Hamdi Ould Mouknass, che si è impegnato a trovare una soluzione definitiva alle carenze di frutta e verdura nei mercati e ad evitare che tali situazioni si ripetano in futuro, durante una visita al mercato ortofrutticolo, vicino alla moschea di Nouakchott.

Massimiliano Boccolini

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