Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Moda vintage e mercatini del nuovo millennio

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vintageHo da poco letto su un blog una bizzarra statistica: pare che le donne cambino 298 volte il proprio guardaroba, durante il corso di tutta la loro vita. Se mi soffermo su questo numero e lo divido per gli anni medi di vita (facciamo 85?), vuol dire che tre volte l’anno virgola qualche cosa noi cambiamo guardaroba. Che non vuol dire: «facciamo il cambio di stagione!», significa proprio che compriamo abiti, scarpe, borse ex-novo tre volte l’anno di media. Premetto che la media è un fatto relativo – vi ricordate la storia del pollo di Trilussa? “da li conti che se fanno seconno le statistiche d’adesso risurta che te tocca un pollo all’anno: e, se nun entra nelle spese tue, t’entra ne la statistica lo stesso perch’è c’è un antro che ne magna due” – perché non tutte le donne amano fare shopping, lo so è come un’imprecazione per me, e perché soprattutto non tutte possono permetterselo.

Una volta chi aveva meno possibilità, o non voleva spendere per principio cifre folli periodicamente, andava al mercato sotto casa, oppure nelle botteghe dell’usato, dove i jeans di marca, ma di seconda mano, costavano la metà. Oggi è arrivato il fast-fashion: tantissimi brand e grandi catene di abbigliamento di qualità non per forza infima, che offrono l’occasione di vestirsi sempre alla moda a prezzi imbattibili. E mentre il guardaroba viene aggiornato con i capi all’ultimo grido, il mondo del vintage e dell’usato, che sembrava dimenticato, è diventato niente meno che la nuova frontiera per essere all’avanguardia. Non hai una borsa vintage? Sei sfigato. E se pensi, va beh, è usata, quanto potrà mai costare, la risposta è: «sfigato un’altra volta», perché molto probabilmente costa quanto quella nuova. Il principio è: più è particolare, “vecchia” e tenuta bene, più il mutuo di casa tua sembrerà uno scherzo.

Sì, perché non è detto che l’età anagrafica di un accessorio o di un capo d’abbigliamento corrisponda necessariamente a un risibile valore economico (il mondo dell’antiquariato sarebbe un vintagemercatino delle pulci secondo questo principio). Dunque che cosa ci spinge a trovare bello e indispensabile un oggetto che è appartenuto a qualcun altro? La borsa in coccodrillo sarà stata il desiderio nascosto di una donna degli anni ’50, quale storia si nasconde al suo interno? Forse l’ha acquistata con grandi sacrifici di nascosto dal marito? Molto probabilmente è il fascino dell’eleganza di una volta ad attrarci, quel gusto dei tempi andati, il richiamo a oggetti e ricordi dell’infanzia, delle nonne, di un periodo che volete recuperare.

Qualsiasi sia stata la motivazione, in questi ultimi dieci anni tutto ciò che è di seconda mano è vintage, e tutto ciò che è vintage è automaticamente charmante. Perché più si è capaci di mixare e abbinare con armonia l’usato, più si è glamour. E poi, che sia economico o no, se vogliamo questo trend rappresenta in un certo senso anche una maggiore sensibilità alla sostenibilità ambientale, una sorta di lotta al consumismo che dà al riuso un valore aggiunto, per combattere l’inquinamento e la sovrapproduzione, sempre in virtù dei 298 cambi, che – se proprio devo essere sincera – forse ho già esaurito.

Samantha Catini

L'Autore

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