Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Orti urbani. In Italia sono 18 milioni

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orto urbano

Il ragazzo della Via Gluck dovrà ricredersi, perché negli ultimi anni il tema degli orti urbani ha conosciuto una espansione davvero inaspettata. Così anche nelle zone più centrali delle città, torna a crescere l’erba e ciò succede per un processo di recupero al degrado di aree altrimenti in stato di abbandono. Il tutto in nome dell’ autoproduzione domestica e della riscoperta anche di quei valori della socialità che nascono prima di tutto dalla fruizione di spazi comuni. Anche in Italia il fenomeno comincia ad avere uno spessore interessante. E così cominciano a cambiare volto anche da noi, in tante città, zone che altrimenti sarebbero lasciate in stato di completo abbandono.

Sono 18 milioni gli orti urbani nel nostro paese. Tradizionalmente la amministrazioni comunali assegnavano questi spazi in zone periferiche delle città ad anziani pensionati. La tendenza in questi anni si sta invertendo e l’orientamento è sempre più quello di incoraggiarli dovunque e per tutte le fasce di età.

A Firenze Orti Dipinti spazio creativo totale

Così alle attività di coltivazione di fiori e piante, cominciano ad affiancarsi varie attività sia formative che ricreative, lasciando completamente spazio alla creatività, come insegnano i ragazzi del progetto Orti Dipinti di Firenze. Questo primo orto sociale fiorentino è nato per iniziativa dell’architetto Giacomo Salizzoni su una ex pista di atletica semi abbandonata nel centro storico della città, zona Borgo Pinti.

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Basta dare un’occhiata alla pagina Facebook di Orti Dipinti per capire quanto sia essenziale anche organizzare una buona attività di animazione di questi spazi sociali. All’ interno di questo orto sociale si organizzano, per esempio, lezioni gratuite di danza greca, oppure giochi di costruzioni per bambini fatti con alcuni scarti di produzione. Nel frattempo chi frequenta questi orti ha garantite produzioni a ‘centimetro zero’, perché la coltivazione avviene effettivamente sotto casa. Chi partecipa ad un progetto del genere si autoproduce frutta e verdura appunto a costo zero, ma a guadagnarci non è solo la pancia o il portafoglio. Infatti con la pratica degli orti urbani si attivano reti di relazione forti che permettono ai partecipanti al progetto di attivare scambi di saperi frutto di un’attività agricola sviluppata giorno dopo giorno con passione e volontà.

E la Toscana sembra avere una passione veramente speciale per gli orti urbani e per la coltivazione della terra. Se ci spostiamo più verso mare, Livorno vanta un primato non da poco. È infatti ai vertici delle classifiche italiane per questo tipo di pratica, potendo contare ben 227 aree comunali dedicate a questo, dove si producono 300 quintali di frutta e verdura. La crisi economica pesa nelle tasche delle famiglie e la strada dell’autoproduzione di alcuni dei beni di prima necessità che poi finiranno in tavola è un percorso che i livornesi stanno dimostrando di conoscere piuttosto bene. Ed in città questa pratica non è confinata solo alla periferia. Nelle scorse settimane in pieno centro sono stati inaugurati sessanta orti da 50 mq ciascuno, gestiti da pensionati, precari, disoccupati, famiglie del quartiere e appassionati di agricoltura.

A Genova aree assegnate ai giovani dai 26 ai 30 anni

Il tema degli orti sociali è insomma socialmente apprezzabile ma anche socialmente utile. In molti casi questi orti nascono su iniziativa dei comitati di quartiere per riqualificare aree in stato di degrado. A Genova si è deciso di agevolare la fascia dei giovani dai 26 ai 30 anni nell’assegnazione di queste aree e ciò al fine di consentire loro di inserirsi nel mondo del lavoro. A Potenza sono stati formati i vari responsabili degli orti urbani insegnando loro a pianificare, preparare e lavorare questi appezzamenti di terra. A Napoli attraverso gli orti sociali si è programmato un percorso di reinserimento dei tossicodipendenti. E da Roma è stata fatta partire una raccolta fondi per creare alcuni orti urbani nell’isola di Lampedusa sempre a fini di integrazione. La ricetta per il loro successo è semplice, tanta voglia di socialità e buona volontà, amore per la natura ed un po’ di pollice verde. Poi il resto lo farà la terra!

Marco Bennici

L'Autore

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