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Pietro Barilla

Drone mania. Anche l’Italia contagiata. Fine della privacy?

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E’ drone mania. Drone per la ricerca e soccorso, drone per la sicurezza, per le ispezioni, per il monitoraggio, drone che si improvvisano soccorritori o presunti giornalisti, alla ricerca di video o foto scoop. Un fenomeno che è diventato un vero e proprio business in molti Paesi del mondo e che porterà questi piccoli apparecchi alati a una presenza sempre maggiore in numerosi aspetti della nostra vita. E l’Italia non sembra aliena dalla febbre del drone. Sono ben 400 infatti le aziende aperte negli ultimi anni. FUTURO QUOTIDIANO ha voluto approfondire l’argomento con Tullio Iaria, presidente di una di queste realtà ‘made in Italy’ , Fabbrica Italiana Droni, per farsi raccontare come anche il nostro Paese abbia una produzione all’avanguardia nel settore dei mezzi aerei a pilotaggio remoto.

Quante sono le aziende italiane che si occupano di droni?

mercato droniQuando siamo entrati noi in questo mercato, nel 2010, erano poche. Oggi in soli 4 anni la situazione si è rovesciata. C’è stato un vero e proprio boom di questi macchinari e sono state aperte circa 400 partite iva. Occorre però distinguere tra fabbriche che si occupano di tutte le fasi di produzione di questo mezzo e aziende che si occupano invece di fare servizi o che assemblano i vari pezzi.

In quali settori vengono utilizzati questi macchinari e dove c’è una maggiore richiesta?

I settori in cui i droni vengono utilizzati sono numerosi: la ricerca e il soccorso, le ispezioni, la mappatura, la sicurezza, la ricerca scientifica, l’area del trasporto, del monitoraggio e l’ambito dei video e foto. Gli impieghi sono molto variegati insomma. Per quanto riguarda le richieste dipende da chi vengono effettuate e anche qui la situazione è differente tra i vari settori. L’ambito della sicurezza ad esempio ha dei costi elevati ma è anche uno di quelli a rendere di più. Il settore foto e video ha un’offerta di lavoro molto ricca ma spesso non ben remunerata.

Chi sono i vostri principali clienti?

Si possono equamente dividere tra istituzioni e clienti privati e per privati intendo multinazionali.

Rispetto agli stati stranieri, come si colloca l’Italia riguardo il fenomeno drone?

L’Italia è partita dopo rispetto ad altri Stati ma ci sono ora molti progetti interessanti. Il nostro Paese inoltre è stato la prima nazione dell’Unione europea ad aver codificato la bozza del Regolamento Enac, oggi effettivo, dei mezzi aerei a pilotaggio remoto.

Spostandoci all’estero, chi sono i maggiori protagonisti nella produzione e utilizzo dei mezzi aerei a pilotaggio remoto?

Si utilizzano molto negli Stati Uniti, soprattutto per la sicurezza e il controllo del territorio. In Spagna per l’elettronica di bordo. La Germania poi si distingue dalle altre per la sua efficienza dal lato ingegneristico. E poi non si possono non citare Israele, nel controllo del territorio, e ovviamente la Cina. Il Giappone invece, che in genere scala le vette di tutte le classifiche che riguardano l’innovazione, si colloca qui in una posizione non preminente. Diciamo che loro spiccano maggiormente sulla robotica.

Ci sono anche delle polemiche sull’utilizzo spesso improprio di questo mezzo, soprattutto per quel che riguarda le norme di sicurezza o la tutela della privacy. Lei cosa ne pensa?

Guidare un drone non è uno scherzo. Ci vuole la stessa serietà che utilizziamo quando siamo alla guida di un automobile. Anche per l’utilizzo dei droni è infatti necessario frequentare un apposito corso di minimo 32 ore. Diciamo che sono strumenti molto utili e potenti, perché intervengono quando e dove l’azione umana è impossibilitata a farlo. Sono quindi un supporto importante al lavoro umano ma ci possono essere anche dei risvolti negativi, da controllare e in caso sanzionare. La tutela della privacy ne è un esempio. Diciamo che a tal proposito ci sono dei mezzi per prevenire la violazione della privacy da parte di questi mezzi. Ci sono infatti delle apposite apparecchiature che servono a creare delle bolle di sicurezza in cui un drone non può arrivare.

Sara Pizzei

 

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