Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Alessandra Oddi Baglioni: agricoltura biologica al Burri

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Radici antiche e una visione moderna: Alessandra Oddi Baglioni, nel suo albero genealogico riunisce due famiglie che hanno scritto la storia dell’Umbria; nel contempo, si e’ dedicata all’imprenditoria piu’ innovativa e, al tempo stesso, piu’ sostenibile: l’agricoltura biologica.

‘Mi riconosco – mi dice – nello slogan del mio agriturismo, il ‘Fonte del Giglio’ ad Umbertide: “Creo cibo sano per il corpo e per la mente”. Dopo aver lavorato per anni nel settore della comunicazione, anche in istituzioni internazionali, ora ritengo che sia il momento di riflettere sul nostro vissuto e sulla nostra identita’. In fondo, il tema portante dell’Expo ‘Nutrire il pianeta’ e’ da sempre una priorita’ produttiva nazionale. La Sicilia, ai tempi dell’antica Roma, ne era il granaio: da Cincinnati a imprenditori, con un occhio, pero’ , ad offrire prodotti sani.’

Com’é nascere contessa a Perugia?

alessandra oddi baglioniMio padre mi ha dato una grande lezione di vita, rispondendo a chi pensava di omaggiarlo chiamandolo ‘Signor conte’: ‘A diventar conte ci ho messo cinque minuti; per fare l’avvocato, non solo sei anni di studi, ma la proiezione ad imparare sempre. Preferisco essere chiamato avvocato’. Questa sua filosofia l’ha trasmessa a noi quattro figli: ho studiato Giurisprudenza all’Universita’ ‘Sapienza’ a Roma, laureandomi con una tesi in Diritto Comparato, col professor Gorla; trattavo un tema ambientale, allora assolutamente innovativo, confrontando la common law di stampo anglosassone con il diritto romanista, sul versante delle immissioni di fumi inquinanti. Il Diritto Comparato mi appassiono’, tant’e’ che andai a specializzarmi all’Universita’ di Strasburgo su questo tema. L’esperienza all’estero mi offri’ un valore aggiunto sul curriculum, da ‘spendere’ sul mercato del lavoro.

Quale e’ stato il tuo primo lavoro?

All’Ufficio Studi dell’Eni. Vi ho lavorato una trentina di anni e vi ho ricoperto una serie di incarichi per i rapporti istituzionali con i Governi italiani e le istituzioni europee, operando per lungo tempo a Bruxelles. Ho vissuto l’Europa della Thatcher e di Kohl, della riunificazione delle due Germanie. Un’esperienza indimenticabile.

Quale e’ stata l’esperienza che piu’ ti ha colpito?

Ho collaborato per lungo tempo con il Commissario italiano e vicepresidente a Bruxelles, Filippo Maria Pandolfi e ricordo con ammirazione la sua lungimiranza. alessandra oddi baglioniFu lui che, sei mesi prima che cio’ avvenisse, preconizzo’ che il marco dell’Est e quello dell’Ovest, dopo la caduta del Muro di Berlino, si sarebbero unificati uno a uno. Una previsione quasi fantascientifica: perche’, se il marco di Bonn era moneta corrente, al livello di franco, lira e sterlina, quello delle regioni dell’Est valeva come il rublo, ovvero poco o niente. E’ stata questa una grande operazione, frutto di una collaborazione forte e leale fra i Paesi dell’Unione europea, che ha agevolato la coesione tedesca. Tutti si sono rimboccati le maniche, senza timore di ripercussioni economiche alle proprie strutture produttive. Mi piacerebbe che se lo ricordasse la signora Merkel, di nascita dell’Est, oggi che fa la voce grossa con la Grecia, quei sacrifici di noi tutti per permettere alla Germania, nell’impensabile arco di tempo di sei mesi, di riprendere la sua corsa al benessere.

Dall’Eni, un’azienda che si occupava principalmente di energia, una multinazionale con interessi in tutto il mondo, al settore che gli economisti usano definire ‘primario’, ovvero che rappresenta la fonte della nutrizione: l’agricoltura.

Com’e’ avvenuto questo salto?

La mia vita e’ stata influenzata tragicamente dalla scomparsa dei miei genitori in un incidente aereo in Cappadocia, avvenuto nel 1976. Nell’asse ereditario familiare mi tocco’ l’azienda agricola. Ai tempi lavoravo a Bruxelles e avevo due bimbi piccoli. Per molti anni l’azienda e’ stata condotta da terzi; ritornando in Italia, ho pensato di applicare quanto avevo appreso in sede comunitaria, ovvero le prospettive di sviluppo attese per l’agricoltura biologica e i sostegni previsti per gl’imprenditori che vi si dedicassero. Sono stata cosi’ una delle prime aziende riconvertitesi all’ecosostenibile, nel 1996.

C’e’ un’altra parte della tua vita, quella culturale, che vale la pena di raccontare. Per non farti mancare nulla, sei scrittrice, in particolare di libri storici.

alessandra oddi baglioni

Ho esordito nel gran mondo della scrittura con una trilogia di romanzi storici direttamente collegati con le vicende della famiglia Baglioni nel corso dei secoli e le sue relazioni col mondo culturale umbro e con i grandi artisti dell’epoca, a cominciare da Raffaello. Il primo libro, ‘Le nozze rosse’ ripercorre una tragica strage, rappresentata metaforicamente da Raffaello, su commissione di Atalanta Baglioni nella ‘Deposizione’, dove trovarono la morte gli sposi Astorre I Baglioni e Lavinia Orsini e tanti altri familiari. Il secondo, intitolato ‘Astorre II Baglioni, il Grifone e la Mezzaluna’ parla dell’antenato Astorre II Baglioni, martire a Famagosta prima della decisiva battaglia di Lepanto che allontano’ l’incombente pericolo Ottomano dalle sponde occidentali e dall’attacco alla Cristianita’.Infine, si arriva al Risorgimento con ‘La dama e il compasso’, che indaga sulla componente massonica del Risorgimento italiano, attraverso le vicende di Camilla Oddi Baglioni e i suoi amori.

Per te la storia e’, pero’, una passione viscerale. La tua Umbria pare proprio un pozzo di San Patrizio di storia, anche nella contemporaneita’ e tu ti dedichi con energia a disvelarla. E’ appena uscito il tuo libro, ‘Controluce – Alberto Burri. Una vita d’artista’, edito da Donzelli. Il protagonista non e’ un Baglioni, ma comunque il cognome inizia con la B. E’ un Alberto Burri inedito, nel centenario della sua nascita.

Quali aspetti della sua personalita’ affronti?

alessandra oddi baglionialessandra oddi baglioniLa similitudine del ‘Pozzo di San Patrizio’ mi pare azzeccata. D’altronde il cosiddetto ‘Pozzo di San Patrizio’ e’ ubicato proprio in Umbria, a Orvieto.
E la stessa personalita’ di Alberto Burri puo’ accostarsi a questa metafora. Lui, partendo da una professione cosi’ lontana dall’arte, quella di medico, ebbe una sorta di illuminazione sulla via di Damasco sulle proprie potenzialita’ artistiche, nel Deserto del Texas, dove si trovava come prigioniero di guerra.
Da quel momento, e’ divenuto uno degli artisti piu’ di rottura del XX secolo, ma anche focolaio di tantissime polemiche. Nell’aprile 1959, l’esposizione di una sua opera, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna, diretta dalla mitica Palma Bucarelli, provoco’ un tal polverone che si arrivo’ persino a un’interrogazione parlamentare.
Io, pero’, non ho rincorso aneddoti noti a tutti, ma ho voluto scoprire il Burri ‘privato’, l’uomo-Burri. Con le sue passioni e le sue contraddizioni. Il testo e’ arricchito da una serie di foto inedite, scattate dall’artista stesso, che emerge qui anche come valente fotograto, proprietario di ben 30 macchine fotografiche di ogni genere con le quali scattava foto nel suo privato, circondato dagli amici di una vita.

Il libro sarà presentato oggi, 21 aprile, a Roma, alle ore 18:00, nella sede del Banco Popolare di Novara, a Palazzo Altieri, in Piazza del Gesù, con un panel di grande significato: porgerà i saluti il nostro ospite, Sergio Marullo di Condojanni, presidente del Comitato Territoriale Centro-Sud del Banco Popolare di Novara ed interverranno il direttore generale del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, Francesco Scoppola, il pittore Lorenzo Fonda, il giornalista Edoardo Sassi, il regista Luca Verdone e l’onorevole Walter Verdini, promotore della legge sul Comitato per le celebrazioni del Centenario della nascita di Alberto Burri.

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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