Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

Alessandra Ranghetti, la cura dei costumi teatrali più belli

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Troppo spesso si sente dire o si legge di trentenni italiani che hanno portato la loro competenza e il loro talento all’estero, venendo apprezzati e confermando le eccellenze nostrane. Poche volte, però, si apprende che abbiano deciso di ritornare, riapplicando a casa quanto hanno appreso oltreconfine.E’ questo il caso di Alessandra Ranghetti, di Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia, che ha arricchito per alcuni anni la propria esperienza in un lavoro di nicchia nel campo dello spettacolo in quel di Londra, ovvero la responsabile di guardaroba in grandi produzioni teatrali, o spettacolari in genere, per poi ‘importarla’ in Italia, col valore aggiunto di un alto contenuto professionale.

“Mi sono laureata nel 2008 all’Accademia di Brera – narra – e, non volendo fare né una tesi compilativa né una con manufatti, ho prodotto un corto, ‘La pistola’, con la regia di Enrico Ranzanici. Perciò, non è stata semplicemente una tesi che è rimasta lì, nel cassetto: ha girato per premi, vincendone molti. La vicenda raccontata mi aveva colpita di primo acchito. Da allora, penso sempre di fare il bis, ma non mi sono ancora imbattuta in un’altra trama che mi piacesse a prima vista. Sono in attesa di trovarla, perché in quella prima esperienza ho capito che è questione di istinto: se una vicenda mi colpisce senza mediazioni, capisco che ha delle chances.”

produttrice

Produttrice, ma anche tanto d’altro

Lo stesso istinto, Alessandra, 32 anni, lo applica nel lavoro: “Ho fatto una gran gavetta, perché alla responsabilità della sartoria in una grande produzione di musical o di spettacoli in genere non ci si arriva senza percorrere una lunga, faticosa strada.- continua nel racconto di sé – Ho cominciato dai gradini più bassi, in staff; probabilmente, questo tipo di lavoro è la dimostrazione che, in certi settori, vige ancora la legge della meritocrazia e del sacrificio. Ho fatto il grande salto di andare all’estero per crescere professionalmente e, quando sono arrivata a Londra, non spiaccicavo una parola d’inglese. Mi sono impegnata innanzitutto ad imparare velocemente la lingua. Poi mi si sono aperti orizzonti molto interessanti. Devo alla mia determinazione l’aver resistito all’impatto con Londra, una città ostica da affrontare per chi, come me, non aveva lì né conoscenze né appoggi. Ma ho tenuto duro, malgrado talvolta c’era proprio da buttare la spugna.” Un salto che non avrebbe potuto fare in Italia? “L’impostazione delle produzioni, qui da noi, è diversa; anche il pubblico è diverso. Qui uno spettacolo dura poche stagioni; quando sono arrivata a lavorare a Londra, nel West End, al musical ‘Mamma mia’, era in scena da 15 anni e c’era sempre il sold out. Per i 18 mesi che ho lavorato a quella produzione, tutte le sere non si trovava un posto.”

Un lavoro moderno e antico insieme

Il mestiere di Alessandra Ranghetti è l’evoluzione moderna di un lavoro fondamentale nel teatro e negli spettacoli: “Mi prendo cura dei costumi, durante il tour – specifica – in un impegno che mescola la logistica con la sartoria. Indimenticabile, ad esempio, è stata l’esperienza che ho fatto a Londra, nel 2012, in occasione delle cerimonie conclusive di Olimpiadi e Paralimpiadi: ero sul fronte dei costumi indossati dai rappresentanti del Brasile, ovvero il Paese che ospiterà queste manifestazioni planetarie nel 2016. Un’atmosfera da sogno. Intanto, mi sono specializzata in alcuni settori del mio lavoro, con corsi universitari in creazione delle fantasie di tessuti.” Tornata in Italia a metà dell’anno scorso, Alessandra si è proposta alla produzione del musical “La famiglia Addams”, di Stefano Benni, in questi giorni a Roma, all’Auditorium della Conciliazione, fino al primo marzo; è la versione italiana dell’omonimo spettacolo di Broadway, con Geppy Cucciari ed Elio, la regia di Giorgio Gallione e le musiche originali di Walter Lippa, con la direzione musicale della mia amica Cinzia Pennesi (una volta o l’altra anche lei sarà ospite di questa rubrica…).

dettaglio costume fam Addams

L’esperienza al musical ‘La famiglia Addams’

E i costumi, ovvero il regno di Alessandra? “I costumi di scena sono disegnati da Antonio Marras e realizzati dalla Sartoria del Piccolo Teatro di Milano, con cristalli Swarovski. – mi risponde – Molto belli, originali… ma anche delicati, da tenere d’occhio come un cerbero. Il nostro gruppo è molto piacevole, siamo davvero… una famiglia, Elio e Geppy Cucciari sono straordinari. Siamo partiti da Milano ad ottobre e poi la tournée ha toccato Trieste, Bologna, Genova, Torino, per poi arrivare a Roma. Dopo Roma, dai primi di marzo fino al 28, andremo ad Ancona, Firenze e Lecce. Poi, non so cosa farò: d’altronde ho messo in conto che il precariato, nel mio lavoro, è genetico; faccio un mestiere zingaro.” Avesse lavorato a Londra o a New York, a Broadway, Alessandra non si sarebbe posta il problema: lì le produzioni attirano un grande pubblico per tanti anni. L’Italia è anche questa: crisi del teatro, persino nei confronti degli spettacoli più attraenti e importanti. Infine, una notazione scaramantica: il protagonista del ‘corto’ prodotto da Alessandra, ‘La pistola’, si chiamava Elio; e quello della ‘Famiglia Addams’ è l’Elio nazionale, poliedrico artista che sprizza talento da ogni pelo delle sopracciglia. Elio vuol dire sole: con un curriculum ed un talento così, Alessandra avrà di certo una strada luminosa come il sole dinanzi a sé.

Annamaria Barbato Ricci

L'Autore

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