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Alan Kay

Consumo del suolo o difesa del territorio: che “sblocca Italia” è?

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Dirty yellow excavator

L’Italia vive spesso di fantastiche contraddizioni tra un presunto comune sentire ed i comportamenti e le norme reali che spingono nella opposta direzione. Consideriamo il tema del consumo del suolo e della tutela del territorio. Tutti d’accordo nel difendere il Belpaese dagli assalti del cemento. Diverse stime parlano di alcuni punti percentuali di Pil annuo che potremmo ricavare da un progetto turistico di grandi ambizioni nel Mezzogiorno fondato sulla valorizzazione e riutilizzo del patrimonio esistente, una realizzazione che aiuterebbe a sottrarre quei territori alla influenza della malavita organizzata.

Invece non solo non abbiamo mai avviato un tale piano ma abbiamo concentrato le entrate dei Comuni sull’immobile. Un tempo i Comuni avevano come principale entrata i trasferimenti dello Stato basati su parametri socio-economici come il numero di abitanti. Da 1992 in poi abbiamo progressivamente sostituito i trasferimenti con ulteriore imposizione sulla casa. Oggi un Comune che voglia ampliare e poi gestire i servizi per i propri cittadini deve consentire che siano realizzate costruzioni che generano oneri di urbanizzazione in conto capitale e poi Imu, Tasi e via cantando come entrate correnti.

Quanto suolo avremmo consumato senza la crisi economica che ha coinvolto pesantemente il settore delle costruzioni? L’attenzione pubblica anziché sul Jobs Act dovrebbe preoccuparsi dei contenuti dello Sblocca Italia che secondo alcune opinioni ha contenuti critici in tema di consumo di suolo.

Mario Zanco

L'Autore

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