Il futuro entra in noi, per trasformarsi in noi,
molto prima che accada.

Rainer Maria Rilke

Essere una mamma Doc

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La mia amica la chiama strategia del vagone: scegliere sempre le vetture in testa o in coda alla metro perché meno affollate. Poi c’è la tattica del “fai da te” (contro quel nemico invisibile che può essere in ogni dove) che può portare ad abbandonare il piatto fumante al ristorante quando lo sconosciuto al tavolo accanto ha più di qualche lineamento sospetto. C’è chi non prende l’aereo e fa chilometri in macchina, chi evita l’ascensore, chi le piazze affollate e c’è chi come me che, perennemente in preda ad una tensione emotiva legata alle più svariate paure, vede pericoli ovunque.

Le paure della mamma

Paure-neo-mammaDa quando sono madre, ad esempio, mi ossessionano gli uomini che reggono gli ombrelli con la stessa disinvoltura in cui le majorette fanno roteare i propri bastoni. Non vorrei sembrare eccessiva ma camminare portando l’ombrello (chiuso) orizzontalmente, con il manico sotto l’incavo dell’ascella – a mo’ di termometro – è un attentato verso la persona alle spalle a cui è rivolta la cuspide. La prima volta che ci ho fatto caso ero incinta di più o meno otto mesi e una punta in acciaio stava mirando dritta al mio ombelico estroflesso.

Che le donne in attesa, così come quelle che hanno da poco avuto un bimbo, presentino un tasso di “disturbi ossessivo-compulsivi” molto più alto rispetto al resto del mondo, è cosa nota. Definirmi una mamma “doc” non è dunque un’esagerazione ( su questo sono d’accordo in parecchi, mio marito, anzitutto), ma sapere di essere talvolta anche peggio di una doc qualunque non mi tranquillizza di certo. Delle notti mi sveglio, abbracciata a mio figlio, e non riesco più a prender sonno. Penso al giorno in cui lui dormirà sul petto di un’altra e l’immagine va in onda per tutta la notte. Alla stessa maniera una volta sono rimasta intere ore a pensare come trovare il modo, se dovessi mai rimanere incinta di nuovo, di tenere anche lui (che è il mio primo figlio) in stanza con me tutte le notti della degenza post partum, perché mai e poi mai vorrei che pensasse che dopo il nuovo arrivato io possa d’improvviso volergli bene di meno. Altre volte mi tiene sveglia il pensiero di come il mondo sia bello e poi improvvisante bruttissimo. Come si fa a cenare tranquilli davanti a un tiggi, quando ogni notizia trabocca di sangue?

L’ansia materna

L’ondata Islamofobica non ha che peggiorato le cose, e al diavolo chi dice che i grandi “ruminatori mentali” siano in realtà mediamente più intelligenti di chi vive in pace con se stesso e tiene a bada le proprie emozioni. L’ansia si memorizza nell’amigdala centrale di ogni cervello, lo conferma la scienza: adesso in avanti si può lavorare per vedere come spegnere (nei casi più gravi) questo pulsante o quanto meno, come farlo funzionare al suo meglio. Eppure, tante volte, basterebbe soltanto chiudere gli occhi e ritornare per un momento a mia volta bambina, a quando mio padre cantava – rassicurandomi – quella ninna nanna stupenda che è Summertime: “E’ estate, e vivere è semplice, i pesci saltellano in acqua e il cotone cresce alto. Il tuo papà è ricco e tua mamma è bellissima, quindi zitta piccola bimba e non piangere ..”.

Fiorella Corrado

L'Autore

1 commento

  1. Adriana Nolè il

    In un passato non troppo lontano da noi la famiglia tipo italiana era molto diversa da quella attuale: il nucleo familiare era costituito mediamente da 6 componenti, il che vuol dire che le famiglie ne raggiungevano anche un numero di dieci o più. La donna generalmente si occupava, in casa, della conduzione familiare mentre le risorse economiche si fondavano quasi esclusivamente sul lavoro dell’uomo, all’esterno. Allora come oggi, ” portare avanti ” una famiglia generalmente numerosa era un compito gravoso, ma, paradossalmente, molto meno della conduzione di famiglie sempre più con figli unici, che costituiscono la tipologia familiare di oggi. Secondo me, ciò è dovuto al fatto che nella famiglia numerosa il bambino cresce in modo più autonomo, senza continui interventi educativi da parte dei genitori perchè sin da tenerissima età, egli vive già in un modello sociale simile a quello che sperimenterà in futuro; impara ad esercitare, come in una società costituita, i suoi diritti ma al contempo ad assolvere ai suoi doveri. In passato la madre, pur amando con la stessa intensità i suoi numerosi figli, necessariamente doveva dividere le attenzioni e il tempo da dedicare a ciascuno di loro. .Per una mamma di oggi, crescere anche un solo figlio è gravoso perchè deve conciliare il suo lavoro all’esterno con quello di madre, deve superare l ansie e le paure conseguenti a un rapporto eccessivamente esclusivo col proprio bambino, deve superare le ansie derivanti dalla consapevolezza e conoscenza di tutti i percoli nell’intorno più immediato e in quello lontano,. Forse , per essere definita ” mamma doc ” ( doc= di valore ) bisognerebbe essere capaci di comunicare ai figli ottimismo e fiducia nel mondo a dispetto delle negatività sempre dietro l’angolo, La paura del pericolo rende pavidi ,sospettosi e incapaci di vivere il bello della vita. Ben vengano quindi dolci ninnenanne, allegre filastrocche, dolci musiche, animali con cui giocare , nonni da interrogare per conoscere il passato raccontato con amore e poter andare verso il futuro con più speranza nel cuore.

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