Sogni, promesse volano... Ma poi cosa accadrà?

Gianni Rodari

L’amore ai tempi di whatsapp (era meglio il colera?)

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whatsapp“Sconvolto dalla felicità, Florentino Ariza passò il resto del pomeriggio a mangiare rose e a leggere la missiva, ripassandola lettera per lettera più volte e mangiando più rose quanto più la leggeva, e a mezzanotte l’aveva letta così tanto e aveva mangiato così tante rose che la madre dovette stenderlo a terra come un vitello per fargli ingoiare un decotto di olio di ricino.” Gabriel García Márquez da “L’amore ai tempi del colera”. Una volta erano lettere profumate con fiumi e fiumi di inchiostro e dalla gioia ci si ingozzava persino di fiori! Ora trilli e fischietti, cui seguono messaggi laconici e, soprattutto, simboli, emoticon e faccine. Un tempo esisteva l’attesa, quella che colorava d’assenza le ore, i giorni, nella proiezione (spesso molto personale ed errata!!!) di quanto accadesse all’amato/amata, figura inevitabilmente idealizzata. Oggi è tutto terribilmente sotto controllo, esiste un invisibile cordone ombelicale che ti lega all’oggetto del desiderio. Filo molto sottile, con delle regole delicatissime che, facilmente, possono essere spezzate, inficiando tutto. Ma vediamo, nel dettaglio, di cosa parlo!

Ieri

Ludwig van Beethoven alla misteriosa “amata immortale”, Teplitz, 7 luglio 1812: “Anche a letto i miei pensieri corrono a te, mia amata immortale, lieti talvolta, poi di nuovo tristi, in attesa di sapere se il destino ci esaudirà. Per affrontare la vita, io debbo vivere esclusivamente con te oppure non vederti mai. Sì, ho deciso di errare andando lontano, fino a quando potrò volare fra le tue braccia, dirmi davvero a casa mia da te e, circondato dalle tue braccia, lasciare che la mia anima sia trasportata nel regno degli spiriti beati…”.

Oggi

Selezione da veri messaggi anonimi postati sulla pagina Facebook “I 999 messaggi più dolci di WhatsApp”, Italia, maggio 2015: “Sono a letto e (simboletto del cuore, rosa o rosso, secondo i gusti del mittente)”, a cui segue una faccina sorridente con strizzatina d’occhio e bacino. “Domani ci (simboletto dei pupazzetti che si abbracciano)?”. Uno dei due esprime l’impedimento e il doversi affidare al destino in questo modo: “Devo (simbolo dell’aeroplano), ma quando torno ci rifaremo al (simbolo del sushi), se vuoi…”. La sintesi di un’anima trasportata nel regno degli spiriti beati è la seguente: “Si può fare (simbolo del pollicione)”. Da brivido!

Ieri 2

James Joyce a Nora Barnacle, 22 agosto 1909: “C’è una lettera che non oso essere il primo a scrivere ma che pure spero ogni giorno che mi scriverai. Una lettera solo per i miei occhi. Forse me la scriverai e placherà il mio desiderio…”.

Oggi 2

Sempre da “I 999 messaggi più dolci di WhatsApp”, Italia, maggio 2015. Uno dei due soggetti coinvolto nella relazione “svanisce” telematicamente per qualche ora, pur essendo tracciabile: ha comunque eseguito più accessi. Il dramma e il dilemma del perché abbia ignorato la controparte, misti alla paranoia generata dal sospetto di tradimento, generano questo tipo di reazione, a seguito di accessi plurimi a loro volta mal interpretabili: “Ohi (faccina con sopracciglio alzato), che fine hai fatto? Me la sto spassando. Non sai che ficata qui”. Non è quasi mai vero. Ma forse, la risposta che assurgerà a lettera “solo per i suoi occhi”, riuscirà a “placare il suo desiderio”.

Ridateci il colera? Ai posteri l’ardua sentenza…

Carla Cace

L'Autore

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