“Il compito del sistema Italia e del governo, affinché l’internazionalizzazione non diventi delocalizzazione – ha detto il sindaco Fabrizio Matteucci – è quello di sposare le indispensabili politiche di sostegno alle imprese attive all’estero con politiche di ripresa del mercato interno, affinché, in modo particolare, si possano vederne gli effetti sull’occupazione e affinché i segnali di ripresa, che per la prima volta si vedono, abbiano un effetto di contro shock rispetto alla crisi”. Per Gerardo Biancofiore, presidente Pmi Estero di Ance: “In questi anni, di fronte a una crisi senza precedenti del mercato nazionale delle costruzioni, il mercato estero ha assunto un ruolo centrale per le imprese italiane. Nel 2014 si è assistito all’ottavo anno consecutivo di crescita delle nostre imprese all’estero, sia in termini di fatturato che di commesse acquisite. L’industria italiana delle costruzioni è una delle più importanti, avanzate e, sottolineo, apprezzate al mondo”. In base ai dati Ance, le imprese italiane hanno sviluppato una presenza capillare sui mercati internazionali: operano in circa 90 Paesi nei 5 continenti, con un fatturato estero in costante crescita per oltre 100 miliardi di euro. La parola d’ordine per le Pmi è aggregazione: “La decisione di andare all’estero – ha dichiarato Biancofiore – è un motivo in più per spingere le imprese, piccole e medie ad aggregarsi, per poter essere più competitive sui mercati internazionali e capaci di proporsi come interlocutori concorrenziali, anche su livelli di mercato fino ad ora di difficile accesso. Internazionalizzazione significa però, in primis, mantenere una forte base in Italia, altrimenti diventiamo imprese estere. E’ fondamentale che il mercato interno riparta perchè al nostro Paese il mondo delle costruzioni serve”.
Secondo Massimo Matteucci, presidente di Cmc, gruppo fortemente radicato sui mercati esteri, “si può correttamente affermare che la decisione di intraprendere un percorso di espansione imprenditoriale all’estero ha rappresentato non una scelta di profitto o di abbattimento costi, bensì la necessità di assicurarsi un ulteriore mercato estensivo del mercato domestico in cui si opera. Come anche la scelta di internazionalizzare la propria azienda discende dalla possibilità di reperire i fondi esteri o comunitari o perfino nazionali che, oltre a rappresentare un importante incentivo per l’investimento all’estero, permette nel contempo l’acquisizione di nuovi strumenti e risorse tecnico-economiche per l’impresa. Quindi, alla luce di quanto sopra, possiamo sostenere che l’attività finalizzata ad internazionalizzare la propria attività imprenditoriale non è una fenomeno nuovo o sconosciuto in Italia ma, nonostante ciò, risulta che l’importanza di parlare oggi di internazionalizzazione delle imprese di costruzioni sia ancora più sentita rispetto ieri, semplicemente perché viviamo in un’economia globalizzata e quindi, per definizione, internazionalizzata, priva di confini geografici”. L’analisi del prof. Claudio Comani, docente della Facoltà di Ingegneria dell’università di Bologna e relatore al convegno si basa su dati precisi che confermano la forte crescita all’estero delle imprese italiane delle costruzioni.”Ancora oggi – dice Comani – siamo in piena espansione: dal 2004 ad oggi, il fatturato globale delle imprese è aumentato, malgrado il giro d’affari nazionale, sia diminuito del 7,2%. Il fatturato estero delle imprese è triplicato, passando da 3,1 a 9,5 miliardi di euro nel 2014 (pari ad una crescita media annua superiore al 13%).
Solo nel 2013, il fatturato estero dei costruttori italiani è aumentato dell’8,6% rispetto all’anno precedente e rappresenta il 60% dell’intero fatturato, invertendo la tendenza del passato. Una scelta dovuta anche al fatto che, in generale, all’estero il quadro normativo tende a valutare (e premiare) anche la qualità, e questo va a vantaggio delle imprese migliori. Le condizioni per produrre sono piu’ semplici, piu’ chiare; anche se il livello di competizione risulta elevato”. “L’Ance – dice Biancofiore – ha posto tra le sue priorità assolute il traguardo di livelli più elevati di presenza all’estero delle sue Pmi. Anche in questo modo il settore potrà uscire dalla crisi. Negli ultimi anni il fatturato è aumentato soprattutto per l’espansione di poche eccellenti grandi realtà del settore. Con il programma articolato che abbiamo messo in campo, puntiamo a estendere questo trend anche alle realtà di minore dimensione. Tra i must della nostra azione vi sono le missioni all’estero realizzate in quest’ultimo biennio, dagli Emirati Arabi a diversi paesi dell’est Europa, come Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Albania. Tutte pianificate con attenzione, tenendo conto delle caratteristiche delle nostre imprese e, quindi, privilegiando destinazioni che offrivano le maggiori potenzialità. Proseguendo su questa strada, quella della programmazione e dell’assistenza puntuale ai nostri iscritti, contiamo presto di migliorare sensibilmente gli standard di internazionalizzazione delle nostre imprese di costruzioni”.