Ecco qual è il problema del futuro:
quando lo guardi cambia perché lo hai guardato.

Lee Tamahori

Ortoressica forzata

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ortoressicaEbbene l’estate è finita, in realtà la Miccolis non ha fatto vacanze, è andata a casa sua una settimana in Puglia (poi ha lasciato posto a fratello e cognata); è stata tre giorni a ferragosto da una sua cara amica in Campania, passando di gozzoviglia in gozzoviglia (mai dimenticherà quell’enorme babà con crema chantilly e fragoline); infine con il trenino avanti e indietro (la solita sfacchinata) era andata da Roma Trastevere a Santa Severa, Santa Marinella, Sperlonga, Capalbio, a volte sola, a volte con la sua unica amica romana, poverina, rimasta anche lei in città. Prendersi una casa in affitto da qualche parte non era il caso: insomma questo è un argomento che una volta per tutte va affrontato. Molti non capiscono o non si rendono conto che è piuttosto imbarazzante chiedere di questi tempi: “dove vai in vacanza?”. Lo si chiede in modo superficiale come se fosse una cosa scontata. Non lo è, non lo è soprattutto per chi non ha un lavoro fisso e sa che se trova un lavoretto per tre o quattro mesi, quei soldi guadagnati se li deve tenere ben stretti, per i tempi in cui il lavoro non ci sarà. Poi molti non capiscono che andare in vacanza con amici e conoscenti significa dovere assecondare scelte, e chi è precario deve stare sempre attento a quel che spende tra cene al ristorante, gite in barca affittata, locali e cocktail.

Ecco perché la Miccolis trova sempre una scusa per non andarci; si tratta solo di evitare di chiedere soldi a casa perché ormai si è in età piuttosto avanzata ed è alquanto vergognoso. Per vivere a Roma dunque, la città che ama, Miccolis ha capito che l’estate non può andare in vacanza, e l’inverno deve condurre una vita da ortoressica “forzata”. Sapete cos’è l’ortoressia? Dal greco orthos (giusto) orexis (appetito), lei lo ha scoperto circa tre anni fa quando le capitò sottomano un articolo sul nuovo male del secolo: l’ortoressia, quella ossessione psicologica del mangiare sano, talmente sano da togliere ogni fondamentale nutrimento all’organismo; è una malattia subdola, fanatismo alimentare che unito ad altre ossessioni per il benessere fisico, tipo tanto sport, fa più male che bene. Ebbene la Miccolis scherzando dice che ormai fa una sorta di questa vita: mangia sempre pasta che per fortuna è il suo alimento preferito (e meno costoso in circolazione), lo mangerebbe pure a colazione, e come dice il dott. Veronesi “non produce alcun male”, e la cucina quasi sempre in bianco (in realtà non ha voglia di preparare sughi). Raramente compra altro, le piace solo andare al mercato, per frutta e verdura, e gira un’ora per controllare i banchetti con i prezzi più bassi.

Il tutto condito da tanta bicicletta, su cui ormai sale anche con la pioggia; ha imparato ad andare tranquilla e spedita con l’ombrello in mano, ma lo fa soprattutto perché non vuole essere la solita ortoressicaincivile che non paga il biglietto di ogni corsa di tram o bus. Ma se la sua è una necessità che ottiene con poco sforzo, pensa a quei fissati per cibo e fisico che faticano per i medesimi risultati, li vede tutti come in quel film che l’aveva tanto angosciata “Requiem for a dream”. Ma Miccolis è anche molto fortunata, ha amici, conoscenti e pseudo novios (i suoi fidanzati en passant) che le vogliono bene e la invitano dappertutto (una cosa che si deve ancora spiegare) ed è convocata a feste e vernissage, a conferenze e spettacoli. L’unica sua spesa, andare al cinema (sa i giorni e gli orari meno costosi), ma questo oltre ad appagarle l’animo, le aguzza anche la mente: in futuro, potrebbe mettere in pratica – e le piacerebbe tanto – lo stesso metodo del suo amato Luis Buñuel: prima che diventasse il grande regista che tutti conoscono, mangiava ogni sera a casa di una persona diversa, in cambio aveva sempre una storia da raccontare…

Stefania Miccolis

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