Il guaio del nostro tempo è che il futuro non è più quello di una volta.

Paul Valéry

Tra Piombino e Terni spiragli per il futuro dell’acciaio italiano

0

Dopo giorni di denunce politico-sindacali e tensioni con il Governo le ultime ore sembrano aprire spiragli di tenuta per l’acciaio italiano: si parla, rispettivamente, di un importante investimento nella ex Lucchini e di un accordo che dà respiro alla tenuta sociale a Terni. Spiragli significativi perché dal triangolo dei tre siti siderurgici strategici di Piombino, Terni e Taranto passa non solo il destino di migliaia di lavoratori, ma una delle direttrici importanti per comprendere la capacità industriale dell’Italia e quindi la definizione stessa della politica industriale del governo.

Nuovo impianto a Piombino

La nuova produzione riguarderà Piombino. Giovedì scorso alcuni tra i principali produttori italiani di acciaio da forno elettrico si sono riuniti con Federacciai a Milano, con la proposta di costituire una società consortile partecipata dagli stessi imprenditori per realizzare un impianto di preridotto (DRI). L’impianto, dalla capacità di 2,5 milioni di tonnellate di produzione annua, potrebbe occupare 150 persone e l’investimento – importante – sarebbe di 450 milioni di euro. L’impianto dovrebbe sorgere in un’area di proprietà della Lucchini e, dal punto di vista tecnico, si baserebbe su una nuova tecnologia che permette di impiegare minerale preridotto nei forni, mixato a rottame tradizionale.

Andando nel dettaglio, dal punto di vista dell’impatto ambientale la tecnologia prevede l’abbattimento considerevole delle emissioni di CO2 e una migliore qualità (grazie al minor utilizzo di rottame di bassa qualità) della colata e quindi del prodotto finale. Avrebbe invece alti costi operativi per i maggiori costi per l’utilizzo di gas. La produzione di preridotto, ha spiegato Federacciai, rappresenterebbe un importantissimo supporto all’installazione di un forno elettrico a servizio della siderurgia a Piombino, ipotesi che sembra rientrare nella prospettiva strategica del sito “così come esplicitato nelle offerte dei due player (Jindal e Cevital, ndr) che hanno manifestato l’interesse a rilevare gli impianti”. “Si tratta di una scelta strategica – ha spiegato il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi – che dimostra la lungimiranza degli imprenditori siderurgici, consapevoli che i costi dell’energia e del rottame rappresentano sempre piu’, anche in una prospettiva futura, fattori critici e penalizzanti dal punto di vista della competizione globale”.

Acciai

Le acciaierie di Terni

Qui Terni

Una settimana dopo la giornata di protesta a Roma – nel mezzo della quale è avvenuto il grave episodio delle tensioni tra polizia e lavoratori di Terni – nel muro contro muro sulla vertenza della Acciai Speciali di Terni si è aperta una finestra di dialogo. L’incontro avvenuto al ministero dello Sviluppo economico ha prodotto una prima, importante, novità: lunedì 10 i lavoratori avranno pagati gli stipendi ed è già stato fissato un nuovo vertice per tornare al lavoro sui contenuti. Il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha manifestato soddisfazione per la firma: «L’Azienda li accoglie le indicazioni del Governo e illustra le modifiche apportate al piano industriale e mostra la più ampia disponibilità a procedere al pagamento degli stipendi. Il sindacato dichiara di cogliere le novità ed esonera dallo sciopero, tuttora in atto, le aree amministrative competenti al fine di predisporre i pagamenti che saranno erogati entro lunedì prossimo a tutti i dipendenti».

L’accordo però è costato più di una polemica per Maurizio Landini. Il leader della Fiom, una settimana dopo le cariche delle forze dell’ordine ai lavoratori guidati dal sindacalista, ha subito fuori dal ministero gli strali di molte tute blu. Ciò è avvenuto quando, uscendo dal Mise, Landini ha spiegato agli operai venuti da Terni l’esito dell’incontro; ci sono state contestazioni perché l’informazione sullo sciopero (che la sigla ha intenzione di mantenere) non era stata chiara, ma poi ha osservato Landini, tutto è stato chiarito. “Le due cose nuove – ha fatto notare – è che l’azienda dice delle cose nuove sul piano industriale, va superato il ricatto degli stipendi. Per la prima volta ha parlato di 200 milioni di investimenti ma l’accordo non è vicino, i problemi ci sono e dobbiamo fare una trattativa ma oggi abbiamo portato a casa il fatto che gli stipendi ci sono”.

[tentblogger-youtube WFofWOWZsXU]

Nelle stesse ore la protesta degli operai di Terni – che hanno ricevuto la solidarietà dei lavoratori da diverse parti d’Italia – è arrivata fino a Bruxelles. Ricevuti dagli eurodeputati italiani i lavoratori hanno ripercorso le tappe della vertenza: secondo le regole europee l’Ast di Terni è stata ceduta dalla finlandese Outokumpu alla tedesca Thyssen dopo che l’Unione europea aveva dichiarato la posizione della prima azienda dominante sul mercato europeo, dunque anti concorrenziale. Ciò che denunciano i lavoratori è il dopo: ossia che né la produzione né il livello occupazionale dell’impianto sono stati mantenuti come da accordo.

Danilo Patti

L'Autore

Lascia un commento