Che ognuno avrà il futuro che si conquisterà.

Gianni Rodari

Ciao Simone, reporter senza paura. Era bello lavorare con te

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Simone Camilli, il videoreporter rimasto vittima di un ordigno esploso accidentalmente a Gaza, era un freelance che girava il mondo senza altro contratto se non quello con la sorte. Abbiamo chiesto al nostro collega Francesco Manetti, videogiornalista e FrancescoManettibackproducer che ha realizzato importanti reportage da Iraq e Medio Oriente per Reuters, Associated Press ed altri, di parlarci del Simone Camilli privato. Del suo amico, prima che collega, Simone.

Con Simone, ci conoscevamo dal 2005 quando aveva iniziato a collaborare con l’AP. Sono passati quasi dieci anni, siamo cresciuti un po’ insieme. Io all’epoca ero con Reuters, ed eravamo spesso affiancati sul campo. E nel tempo, grazie anche alla natura di questa professione sempre in movimento ci siamo ritrovati a lavorare insieme più di una volta, anche con Associated Press. Negli ultimi tre anni abbiamo condiviso una scrivania all’IFAD dove ci alternavamo per alcuni periodi dell’anno. Si era da poco trasferito a Beirut e quindi quest’anno avrebbe saltato questa tappa professionale per sistemare al meglio le cose in Libano, dove lascia sua figlia, una bambina avuta da poco. Era affezionato a Roma e alle sue origini, ma la passione per il Medio Oriente era sconfinata. Non era uno che improvvisava. Al contrario, era uno studioso. Aveva studiato bene anche l’arabo durante l’università e il suo desiderio era uno solo: essere lí. Come era, lavorare con lui? Come traspare dai social network, dove di lui si trovano poche tracce: era una persona seria, concentrata, perfino taciturna ma di grande generosità. Ciascuno di noi, quando sceglie di fare questo mestiere, sa che potrebbe anche andare a finire male. Ma la voglia di raccontare, di vivere il momento è sempre più grande. Mi dispiace molto perché non solo perdo un collega con il quale trovavo sempre stimolante collaborare, ma soprattutto perché penso che il mondo perde un talento prima che questo si sia potuto realizzare appieno e perde un giornalista davvero capace e dedito a dar voce a chi non ne ha.

Francesco Manetti 

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